Energia, le emissioni di metano nel mirino delle istituzioni europee
Non esiste attività umana che non richieda un fonte energetica. Di fronte a questo dato di fatto la riduzione dell’impatto ambientale dell’attività antropica passa necessariamente da un ripensamento del sistema di produzione, utilizzo e gestione dell’energia.
Di certo a tendere le rinnovabili, solare ed eolico su tutte senza però dimenticare altre modalità quali per esempio geotermico o idroelettrico, saranno il principale strumento per un più equilibrato rapporto tra uomo e Pianeta. Con pragmatismo però non si può pensare che la transizione avvenga tutta d’un tratto, eliminando come con la bacchetta magica quelle che sono state le tradizionali forme energetiche, in particolare gas e petrolio. Ecco perché gli sforzi delle istituzioni europee stanno spingendo in tanti modi verso un sempre più largo utilizzo di rinnovabili, non dimenticando al contempo di mitigare gli effetti negativi delle fonti fossili.
Tra di esse un ruolo centrale, anche per il significativo peso in ottica di emissioni inquinanti, lo gioca il metano, idrocarburo semplice che in natura si trova sotto forma di gas. Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea) è responsabile di circa un terzo dell’attuale riscaldamento globale. Proviene da un’ampia gamma di settori, tra cui l’agricoltura, i rifiuti e l’energia, che sono responsabili rispettivamente del 53%, 26% e 19% (17% in Italia secondo il rapporto dell’osservatorio Metaneia promosso da Legambiente) delle emissioni di metano dell’Ue.
Prima volta
E proprio sul comparto energetico si concentra l’accordo politico provvisorio tra Parlamento europeo e Consiglio su un nuovo regolamento in materia, il primo in assoluto in Europa, raggiunto il 14 novembre. Numerose sono le proposte (dall’inventario dei pozzi estrattivi alla gestione delle miniere) ma tre sono i temi fondamentali al centro: monitoraggio, comunicazione e ispezioni di potenziali fonti di emissioni di metano, rilevamento e riparazione delle perdite nelle reti di distribuzione e particolare attenzione sulle importazioni.
Sul primo fronte vengono stabilite tempistiche specifiche e oneri in capo agli operatori del settore (produttori ed estrattori).
Per quanto concerne invece le perdite l’accordo prevede che entro nove mesi dalla data di entrata in vigore del regolamento (deve ancora essere adottato da Parlamento e Consiglio poi la nuova legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale ed entrerà in vigore 20 giorni dopo), gli Stati membri dovranno presentare alle autorità nazionali competenti un programma di individuazione e riparazione delle falle. Oltre a ciò gli operatori saranno tenuti a riparare o sostituire tutti i componenti che riscontrano perdite al di sopra di determinati livelli immediatamente dopo il rilevamento o al massimo entro cinque giorni (30 giorni per una riparazione completa).
Capitolo importazioni: poiché oltre l’80% del petrolio e del gas consumati nell’Ue arriva da oltre i confini comunitari, a partire dal primo gennaio 2027 gli esportatori verso l’Unione saranno sottoposti ai medesimi obblighi di monitoraggio, rendicontazione e verifica in capo agli operatori comunitari. Le autorità competenti di ciascuno Stato membro avranno il potere di imporre sanzioni amministrative se queste disposizioni non verranno rispettate.
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