Energia, i sindacati bresciani temono che qualche azienda si fermi
I prezzi dell'energia fuori controllo in tutta Europa stanno mettendo in stato di allerta anche il sindacato metalmeccanico bresciano, consapevole delle ricadute sulle aziende più esposte all'andamento della bolletta.
Raggiunti dal Giornale di Brescia, i segretari provinciali di Uilm e Fim riferiscono che ad oggi non ci sono segnali chiari dell'accelerazione del ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria di cui ha dato conto Il Sole 24 Ore due giorni fa, ma cresce ogni giorno il timore di un autunno critico.
I timori
«Le aziende, soprattutto quelle energivore, in questi giorni stanno valutando il contesto, ci aspettiamo di essere presto chiamati da chi a questi prezzi preferisce rallentare o fermare la produzione», dice Stefano Olivari della Fim-CISL. Il segretario spiega che al momento il ricorso alla cig straordinaria è tutto sommato nella norma, ci sono semmai dei casi di prolungamenti della cassa ordinaria da parte di aziende che già nella prima parte dell'anno erano state messe in difficoltà dallo strappo delle materie prime. Anche dalla raccolta ordini, che però si riferisce principalmente alla prima metà dell'anno, non desta particolare timore. «Ma sembra, ripeto, sembra, che stia emergendo qualche problema di fiducia sulla fine dell'anno, anche per questa ragione, in questi giorni sto sondando il territorio», conclude Olivari.
Intanto, in Germania il prezzo dell'energia elettrica per l'anno prossimo vola in rialzo del 12% a 725 euro MWh, nuovo massimo della storia. In Francia, lo stesso indicatore tocca il record a 880 euro MWh, dieci volte più in alto del livello dell'anno scorso.
Il trend scatenato mette in allarme anche la Uilm, il segretario provinciale Giuliano Rabba, come il suo omologo della CISL, sta chiamando i delegati e le rappresentanze locali: «Ci preoccupa quello che potrebbe accadere a settembre nelle aziende energivore, in particolare fonderie e siderurgiche».Il settore più esposto all'energia non se la passa bene da tempo, per cui, tante avevano attivato la Cig, soprattutto nei giorni e negli orari dove il caro energia era più gravoso. «La maggior parte di queste aziende riapre lunedì prossimo, ma alcune di loro hanno già deciso di prolungare la fermata di una settimana», segnala il dirigente sindacale. Per quanto riguarda la siderurgia, «vale lo stesso discorso, con l'aggravante che molte di queste aziende lavorano per l'automotive, settore destinato per scelte politiche ad essere ridimensionato a breve», conclude Ruppa.
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Chi risente di più dei rincari
Ma l'emergenza gas ed energia elettrica, alimentando l'inflazione, fa male anche ai servizi. Da qui ai primi sei mesi del 2023, circa 120mila imprese del settore sono a rischio. L'allarme arriva da Confcommercio-Imprese per l'Italia. Tra i settori più esposti, il commercio al dettaglio - in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas -, la ristorazione e gli alberghi con aumenti tripli rispetto a luglio 2021, i trasporti che oltre al caro carburanti (+30-35% da inizio pandemia ad oggi) si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima; ma a risentire pesantemente di questa situazione sono anche i liberi professionisti, le agenzie di viaggio, le attività artistiche e sportive, i servizi di supporto alle imprese e il comparto dell'abbigliamento.
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