Elettricità, per le imprese una stangata da oltre 2 miliardi
Inflazione al rialzo e crescita al ribasso. Prezzi di materie prime e energia aumentati in tripla cifra, e rallentamento del lavoro, con il rischio di cassa integrazione diffusa che minaccia il benessere delle nostre imprese e delle nostre famiglie, rese più povere da una crisi che riduce i guadagni e pressate da costi e tasse che avanzano senza sosta.
Cosa costerà questa situazione all’industria bresciana? Secondo il Centro studi di Confindustria Brescia «moltissimo».
Stando alle previsioni la bolletta dell’energia elettrica nel 2022 richiederà alle imprese esborsi per 2 miliardi e 122 milioni di euro, in rialzo del 400% sul 2019 quando era stata di 447 milioni. Ancora peggio farà il gas, lanciato verso quota 954 milioni di euro, con un aggravio del 584% sul 2019 quando se n’erano sborsati 139 milioni. I numeri che prevedono la spesa del «made in Brescia» per l’anno in corso sono stati presentati alla 37esima edizione di Scenari e tendenze, l’appuntamento condotto dal professor Achille Fornasini che dal 2008 informa le aziende sull’andamento dei mercati.
Come spiegato da Davide Fedreghini «il settore produttivo che pagherà di più le turbolenze è il metallurgico, con esborsi che si impenneranno da 253 a 1.200 milioni di euro». Non è strano con queste premesse, come ha fatto notare dal vicepresidente di Confindustria Francesco Franceschetti, «trovarsi davanti a situazioni in cui le aziende più energivore decidono di giorno in giorno se avviare la produzione o tenere fermi gli impianti, per evitare salassi che il lavoro non compenserebbe».
Per il professor Fornasini «siamo a una svolta epocale che richiede il ripensamento del modello industriale adottato negli ultimi 20 anni. Un abbandono del “just in time” quindi, a meno di creare filiere molto corte, per cui c’è il potenziale attuativo ma manca il tempo per agire, considerato che il cambio di paradigma era stato paventato in una manciata di anni e oggi sembrerebbe da compiere in qualche settimana». Ancora per Fornasini, «l’attore protagonista di questa traumatica situazione sono gli Stati Uniti, avversi alla creazione di un terzo polo solido di produzione in Europa sostenuto dal gas russo, che indebolirebbe l’importanza del duopolio Usa-Cina». A provarlo sarebbe anche «la clamorosa chiusura del gasdotto North stream 2 – ha osservato - costruito per portare proprio il gas russo in Germania, il cui uso sarebbe pronto al via ma verrebbe impedito a vantaggio del trasporto in Europa del gas americano attraverso l’Atlantico, con costi sicuramente più alti».
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In tema di materie prime e transizione ecologica invece crea stupore l’aumento fino al 480% nel 2021 del carbonato di litio, componente indispensabile per le batterie delle auto elettriche, che ha già fatto +82% anche nel 2022.
Per chiudere lanalisi del professor Andrea Beretta Zanoni ha evidenziato «un taglio delle stime di crescita per l’Eurozona, che per la Bce la dovrebbe essere del 3,7% contro il 4,2% previsto a dicembre, e per l’Italia del 3% a fronte del previsto 4,7%».
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