Economia

Per EF Group un buon 2023 nonostante i costi dell’energia

Angela Dessì
Frigerio: «Per restare competitivi è necessario stabilire un prezzo unico a livello europeo»
I vertici di EF Group: da sinistra Umberto Soardi, quindi Umberto, Enrico, Edoardo ed Erika Frigerio (foto d'archivio)
I vertici di EF Group: da sinistra Umberto Soardi, quindi Umberto, Enrico, Edoardo ed Erika Frigerio (foto d'archivio)
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EF Group tiene il passo anche nel 2023, nonostante l’handicap (tutto italiano) dei costi energetici. Ma Frigerio avverte: «Serve un prezzo unico per l’elettricità in Europa o la nostra manifattura sarà fuori dal mercato».

Se in numeri parlano chiaro, da soli spesso non bastano a comprendere la profondità di uno scenario. Esattamente come accade guardando al 2023 della holding EF Group, attiva nel settore fonderie di ghisa di seconda fusione da ben un secolo (quest’anno ricorre il centenario dalla nascita).

I numeri

Il gruppo bresciano – che oltre alla capogruppo Fonderia di Torbole, attiva nella produzione, lavorazione e verniciatura di dischi e tamburi freno e altri getti per l’automotive, conta la Fond-Stamp di Rocca de’ Baldi, nel cuneese, specializzata in grandi stampi in ghisa e acciaio per automotive e la fonderia Pilenga Baldassarre, di Lallio, nella bergamasca, orientata al settore agricolo e alla meccanica – ha chiuso l’esercizio consolidato 2023 con fatturato a quota 185 milioni (contro i 196 del 2022), un Ebitda di 23 milioni (erano 27 nell’esercizio precedente) ed un utile di 3,4 milioni. Oggi conta circa 700 dipendenti, di cui 500 negli stabilimenti bresciani e i restanti nelle altre due sedi.

«Nonostante il leggero calo riconducibile alla dinamica dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che come noto si riflette anche sui prezzi e quindi sui ricavi, abbiamo chiuso un buon esercizio ed anche quello in corso sembra in linea con il precedente», commenta Enrico Frigerio, ceo della holding presieduta da Alberto Soardi, per il quale non va comunque dimenticato che «le fonderie legate al comparto dell’automotive sono quelle che stanno reggendo meglio, mentre le altre stanno patendo di più la problematica del costo energetico italiano. È assolutamente necessario avere un costo comune dell’energia a livello europeo, altrimenti la manifattura italiana, e non solo il nostro settore, sarà tagliata fuori perché assolutamente non competitiva», tuona Frigerio che snocciola alcuni dati relativi ai prezzi dell’elettricità sul mercato all’ingrosso, con il nostro Paese che a metà giugno era a 107 euro per megawattora contro i 33 della Francia, i 44 della Spagna e i 91 della Germania.

La transizione

All’incognita di prezzi (e fiscalità) comuni sulla piazza europea si unisce quella di un meccanismo normativo ancora confuso, anche per quanto concerne la transizione verso una low-carbon economy. «Abbiamo messo sul piatto già nel 2023 circa 40 milioni di investimenti per abbattere le emissioni prodotte dal nostro ciclo produttivo ma il piano sta andando avanti meno celermente di come vorremmo perché non è chiaro se convenga andare nella direzione della carbon captur, che implica però un oneroso pagamento della tombazione della CO2, o piuttosto verso la fusione elettrica», chiarisce Frigerio che sottolinea l’urgenza di politiche di decarbonizzazione integrate con le strategie industriali per poter sostenere la competitività delle filiere, in particolare quelle hard to abate.

«Nonostante tutto – conclude il ceo – Fonderia di Torbole, che ha chiuso il 2023 con fatturato di 126 mln, vanta una tra le minori impronte carboniche d’Italia grazie all’elevata efficienza degli impianti, certificata nel primo bilancio sociale». 

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