Dpcm, cosa cambia per il commercio: dal bar al supermercato
Da ieri è in vigore in ogni suo aspetto il Dpcm varato dal premier Conte il 3 novembre scorso. E se i principali dubbi, rispetto alle nuove regole imposte dal sostanziale lockdown, hanno riguardato soprattutto gli spostamenti ammessi e quelli vietati, molti punti legati all'ambito del commercio, della ristorazione e dei servizi alla persona vengono ora chiariti dal Governo con la pubblicazione sul sito istituzionale di Palazzo Chigi delle cosiddette «faq», acronimo dell'inglese «frequently asked questions», vale a dire domande ricorrenti e risposte connesse.
Molti gli aspetti toccati per quel che attiene l'ambito della ristorazione. Gli esercizi presenti nelle zone rosse, negli orari non interessati dal coprifuoco (22-5), possono proseguire l'attività con la vendita da asporto e la consegna a domicilio fatto. I soli esentati da chiusure e limiti orari sono autogrill lungo le autostrade e attività presenti in ospedali e aeroporti, ma viene escluso che le stesse norme possano valere anche per stazioni di servizio con bar presenti lungo arterie extraurbane.
Tra i punti oggetto di chiarimento anche la previsione per i ristoranti degli hotel di restare aperti anche nelle zone rosse e arancioni ma ad uso esclusivo degli ospiti, i quali - in assenza di un servizio di ristorazione interno all'albergo, possono fare ricorso alla consegna a domicilio di altri esercizi.
Come già la scorsa primavera, infine, si precisa che esercizi commerciali come i supermercati o i discount che restano aperti per la vendita di generi alimentari e di prima necessità dovranno impedire la vendita di tutti quegli articoli che non rientrano tra quelli essenziali ammessi.
Ricordiamo, in ogni caso, che non sono solo gli alimentari a poter restare aperti: l'elenco degli esercizi commerciali ammessi all'attività anche in zona rosa è espressamente previsto da un allegato al Dpcm.
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