Economia

Dopo il lavoro inizia ... il Masterchef aziendale

Il progetto Copan Cooking è iniziato a marzo: «Così abbiamo migliorato la comunicazione interna»
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Dalla strage del Bataclan al disastro dell’aereo Germanwings, passando per l’omicidio di Yara Gambirasio: nei laboratori di via Perotti si lavora per chiarire le scene del crimine di tutto il mondo. Ma solo fino alle 19.30, poi arriva il momento di mettersi ai fornelli. Si chiama Copan Cooking ed è un progetto di welfare aziendale - tra i tanti messi in campo dall’impresa bresciana specializzata anche nella produzione di tamponi per la raccolta di tracce microbiologiche - finora unico nel mondo.

«Dopo un questionario sottoposto a tutti i dipendenti - spiega Stefania Marcozzi, esperta di psicologia aziendale e artefice del progetto - abbiamo constatato che c’è un’attività che accomuna i nostri lavoratori, uomini e donne, giovani e meno giovani, operai e manager ed era la cucina. Così abbiamo proposto un gioco a squadre, sul modello di Masterchef».

La gara, iniziata lo scorso marzo, ha impegnato una trentina di dipendenti, scelti a caso tra quelli che hanno dato la loro disponibilità a partecipare. Le squadre in concorso erano composte da lavoratori di tutti i gradi, estratti a sorte dai bimbi dell’asilo nido aziendale (Copan ne ha uno ad hoc, gestito da dipendenti dell’impresa e aperto dal lunedì al sabato dalle 6 alle 22): «In questo modo - precisa Marcozzi - abbiamo visto un netto miglioramento della comunicazione interna: persone che prima si vedevano solo di sfuggita al ristorante (in azienda ce n’è uno dedicato ai dipendenti) o nomi conosciuti solo in calce a una mail sono diventati amici e volti familiari». Ogni mercoledì, per dieci settimane, le squadre si sono sfidate nella preparazione di antipasti, primi, secondi e dolci. A fine giugno il gran finale, in cui ha trionfato il team dei blu, e poi la festa con parenti e amici venuti ad assaggiare (e giudicare) i manicaretti.

«La scelta di investire in queste attività - precisa Stefania Triva, che insieme al nipote Giorgio Triva porta avanti l’azienda fondata nel 1979 dal prematuramente scomparso Daniele Triva - non è legata a motivazioni di tipo utilitaristico, ma giustificata dalla volontà di dare vita a un’impresa dove davvero la centralità delle persone si realizza. Questo fa sì che non vi siano analisi che evidenziano una correlazione diretta tra questi investimenti e la capacità di crescita (in termini economico-patrimoniali, ma anche di leadership di mercato a livello mondiale). È una decisione valoriale».

Di fatto sono i dati di mercato a confermare il successo di tale linea: Copan cresce a tassi importanti da molti anni, sia nei mercati tradizionali sia dell’innovazione. Il fatturato del gruppo nel 2016 superava 120 milioni di euro, con un’ulteriore crescita importante nel primo semestre del 2017. Allo stesso modo, i dati di Ebit, stabilmente a due cifre, si attestano intorno al 25%. Sono 530 i dipendenti che lavorano in via Perotti, più altri 80 nella sede californiana e 15 in Cina, con il progetto di aprire presto anche in Sud America.

Yoga, pilates, consulenza psicologica, feste e visite mediche gratuite: ogni anno Copan stanzia milioni di euro nel welfare aziendale: «Cifre - specifica Stefania Triva - generate dalla capacità di creare reddito e dalla costante volontà di reinvestirlo a sostegno del binomio benessere aziendale-produttività crescente».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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