Dopo 20 anni il tribunale Ue conferma le multe per il «cartello» del tondino
Una vicenda infinita, tortuosa e per certi versi paradossale. Dopo ben 20 anni il Tribunale Ue ha rigettato i ricorsi e confermato le multe (che vanno dai 2,2 a 5,1 milioni di euro) alle aziende siderurgiche Ferriera Valsabbia e Valsabbia Investimenti; Alfa Acciai; Feralpi Holding; e Ferriere Nord (Ud).
Le sanzioni erano state decise da Bruxelles in seguito alla constatazione della violazione delle norme sulla concorrenza, avvenuta tra il 1989 e il 2000, attraverso la creazione di un «cartello» che operava sul mercato italiano del tondo per cemento armato. Nel dicembre 2002 la Commissione europea aveva constatato che otto imprese e un’associazione di imprese avevano violato l’articolo 65, paragrafo 1, del Trattato che istituisce la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca).
Quattro di queste - appunto Ferriera Valsabbia; Alfa Acciai; Feralpi; Ferriere Nord - avevano presentato ricorsi per l’annullamento della decisione. I ricorsi ora sono stati respinti dalla quarta sezione ampliata del Tribunale.
Tappe infinite
La storia è particolarmente complessa: con decisione del 17 dicembre 2002, la Commissione europea ha constatato che le imprese avevano violato le regole Ue praticando un’intesa illegale nel mercato italiano del tondo per fissare i prezzi e il controllo della produzione. Il Tribunale ha poi annullato tale decisione perché la sua base giuridica non era più in vigore al momento della sua adozione, dato che il Trattato Ceca era scaduto il 23 luglio 2002.
Di qui la nuova (seconda) decisione comunitaria che constatava la medesima infrazione sulla base del Trattato CE e del regolamento (CE) n. 1/2003 3. Una decisione confermata dal Tribunale nel dicembre 2014 però successivamente annullata dalla Corte. Secondo quest'ultima, il Tribunale era incorso in un errore di diritto quando aveva considerato che la Commissione non era tenuta ad organizzare una nuova audizione nell'ambito del procedimento sfociato nell'adozione della seconda decisione.
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A quel punto la Commissione ha organizzato una nuova audizione e ha nuovamente constatato, nel luglio 2019, l'infrazione oggetto della seconda decisione. Tuttavia, a causa della durata del procedimento, è stata concessa una riduzione del 50% dell'importo di tutte le ammende inflitte alle imprese destinatarie. Ora i ricorsi delle quattro società sono stati definitivamente respinti.
La nuova sentenza
Il Tribunale ha chiarito le condizioni alle quali la Commissione può adottare una decisione sanzionatoria quasi 30 anni dopo l'inizio dei fatti costitutivi dell’infrazione, senza violare i diritti di difesa delle parti interessate o il principio del termine ragionevole. E si pronuncia sulla legittimità del regime di interruzione e sospensione della prescrizione in materia d'irrogazione di ammende. È in altre parole legittimo l’interesse della Commissione a sanzionare gli illeciti anche a distanza di decenni. Nessun commento, al momento, dalle aziende interessate.
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