Donne e lavoro a Brescia, precarie e meno occupate degli uomini
Meno presenti degli uomini nel mercato del lavoro, meno numerose tra coloro che sono avviati al lavoro nel 2023 e, in un contesto di precarietà generale, più precarie rispetto ai maschi, sia rispetto alle tipologie contrattuali che alle modalità di lavoro. Questo è, in sintesi estrema il quadro che riassume il tema «donne e lavoro» in provincia di Brescia. Che si sostanzia in due aspetti: le donne con da 15 a 64 anni occupate in provincia di Brescia sono oltre 100mila in meno degli uomini mentre quelle inattive, ovvero non occupate né disoccupate, doppiano i maschi.
Nel 2023 dei 549mila occupati, stimati dall’Istat in provincia di Brescia nella indagine campionaria sulle forze di lavoro, le 224mila donne rappresentano il 40,8% del totale. Una quota non diversa, peraltro, da quella degli anni precedenti poiché le donne rappresentano costantemente, con oscillazioni decimali, il 40% degli occupati bresciani nell’ultimo decennio. Una presenza nel mondo del lavoro che è di quattro punti percentuali inferiore alla media regionale e del Nord-Ovest.
I numeri a Brescia
In altri termini, restando al 2023, a fronte del 40,8% di occupazione femminile in provincia di Brescia, c’è il 44% della Lombardia, il 44,1% dell’intero Nord-Ovest, per non parlare del 45,9% della provincia di Milano. Anche considerando il tasso di occupazione per le persone con da 15 a 64 anni il quadro non cambia: 78,8% per i maschi e 56,2% per le femmine. Oltre 20 punti percentuali di differenza. Con un dato che deve fare riflettere: mentre il tasso di occupazione degli uomini bresciani è leggermente superiore alla media regionale (76,4%) quello delle donne è inferiore di 5,6 punti percentuali rispetto alla media della Lombardia (61,8%).
Nel 2023 le donne inattive, sempre nella fascia 15-64 anni, sono 161mila a fronte di 88mila maschi, con una tasso di inattività del 40,8%, valore che per i maschi si ferma al 21,4%. E, anche in questo caso, mentre il tasso di inattività dei maschi bresciani è in linea con il dato medio regionale quello delle donne è di 5,9 punti superiore rispetto al 34,9% della media lombarda.
Si possono azzardare spiegazioni complesse, magari legate alla specializzazione manifatturiera del territorio bresciano, ma questi sono i numeri. Poi, volendo andare più a fondo, dobbiamo ricordare che non tutti gli occupati sono uguali e sulle donne pesa il maggiore carico di precarietà, di occupazione a tempo determinato e, soprattutto, di part time.
Il part time
La pregevole nota dell’Inps di Brescia «Rendiconto sociale provinciale: un approccio di genere» documenta come il 49,6% delle donne ha una presenza a tempo parziale, a fronte del 13,4% dei maschi. E non è sempre una decisione volontaria poiché, come documenta l’Istat in numerose ricerche, il ricorso al tempo parziale per il 58% dei lavoratori e, soprattutto lavoratrici, non è una scelta.
Il gap di genere è quindi, nella media provinciale, pari a 20,2 punti percentuali.
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