Economia

Disoccupazione sotto il 9% ma domina il precariato

Nel primo trimestre dell’anno gli occupati crescono ma è boom di contratti a termine
Una lavoratrice indipendente con il suo pc
Una lavoratrice indipendente con il suo pc
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L’anno è iniziato con una crescita del lavoro, soprattutto quello meno tutelato, e con un ritorno anche dei super precari contratti a chiamata. I dati Istat sul primo trimestre 2022 mostrano un aumento di 120mila occupati rispetto al quarto trimestre 2021 e un balzo di 905mila in più rispetto a un anno prima. Il tasso di disoccupazione cala all’8,6% e scende per la prima volta al di sotto del 9% da quasi 11 anni: sola eccezione il secondo trimestre 2020, quando lockdown e pandemia hanno portato molti disoccupati a diventare inattivi e smettere di cercare lavoro.

Quel periodo sembra però ormai alle spalle mentre ancora non si rilevano a pieno gli effetti dell’invasione russa in Ucraina e della volata di energia e prezzi. Scende così, sempre nel primo trimestre, il tasso di inattività e, per la prima volta da due anni e mezzo, aumentano i lavoratori indipendenti (+124mila). Dopo anni di crisi l’Unione europea delle cooperative (Uecoop) segnala, grazie all’efffetto ecobonus e superbonus, anche una ripresa dell’occupazione nelle costruzioni: sfiorano il milione e mezzo di addetti, un livello che non si vedeva da quasi dieci anni.

Crescono le ore lavorate

Le ore lavorate aumentano a un ritmo superiore al prodotto interno lordo: dell’1,5% nel trimestre e del 6,7% nell’anno a fronte di una crescita del Pil rispettivamente dello 0,1% e del 6,2%. Gli sgravi contributivi aiutano, facendo calare il costo della manodopera dello 0,2% rispetto al 2021. E a questa dinamica contribuiscono anche le retribuzioni dei lavoratori che si restringono e si riducono dello 0,1% nell’arco di tre mesi e dello 0,2% nei 12 mesi. Un altro aspetto da segnalare è che è soprattutto l’occupazione maschile ad espandersi e aumenta così il divario di genere, che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa per il lavoro delle donne. I nuovi occupati sono, inoltre, soprattutto lavoratori a termine (+412mila rispetto al primo trimestre 2021).

Tempo determinato in segno +

I contratti a tempo determinato crescono a una velocità oltre sei volte maggiore di quelli stabili. E tassi di crescita anche superiori contraddistinguono posti ancor più precari, quelli del lavoro intermittente o a chiamata. Le posizioni di questo tipo non sono molte in termini assoluti (228 mila), ma sono esplose con un aumento dell’86,7% rispetto all’inizio del 2021, +168% nel solo settore alberghiero e della ristorazione. L’exploit porta a raddoppiare in un anno il peso del lavoro intermittente in questo comparto, dove le posizioni a chiamata rappresentano ormai il 10% dell’occupazione.

Qui i lavoratori sono impiegati in media 7,8 ore a settimana con compensi di poco superiori agli 11 euro l’ora per un totale di circa 85 euro settimanali. È lavoro povero in uno dei settori dove gli imprenditori più lamentano la carenza di manodopera per la presunta concorrenza del reddito di cittadinanza. Su ciò l’Istat registra un lieve calo del tasso dei posti vacanti, per i quali i datori cercano lavoratori adatti senza trovarli, fino all’1,9% (-0,2%). Questo livello resta, nonostante la flessione, tra i più elevati dall’inizio del periodo di osservazione, nel 2016. Rispetto all’inizio del 2021 è superiore di 0,8 punti percentuali.

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