Deldossi: «Per diventare un vero sistema dobbiamo muoverci insieme»

Si fa presto a dire Sistema, più difficile invece è riuscire davvero a crearne uno e a far sì che questo dia frutti dei quali possano beneficiarne tutti, cittadini in primis. L’annuncio della chiusura della sede cittadina di Banca d’Italia fa ancora sentire la sua eco, con l’intero apparato bresciano, dal pubblico al privato, colpito da questa perdita di centralità del territorio.
«Molto è stato detto in questi giorni e concordo sulle valutazioni di massima emerse: sono contrario alla chiusura, anche perché lancia un segnale da non sottovalutare – afferma Massimo Angelo Deldossi, presidente di Ance Brescia, l’associazione di categoria dei costruttori edili –. Non è la logica del difendere un campanile né un problema di lesa maestà. Qui parlo in primis come imprenditore e ingegnere prima che come presidente e, se vediamo i numeri, questi parlano da soli dell’importanza del Bresciano».
La decisione di Bankitalia apre però la porta ad altre riflessioni, a partire dall’effettiva forza di Brescia e del suo Sistema.
Senza dubbio dobbiamo farci qualche esame e cercare di capire perché questa decisione, esattamente come avvenuto in altri casi come per esempio Ubi Banca, l’aeroporto di Montichiari o A2A solo per citarne alcuni, sia ricaduta ancora una volta su Brescia. Forse siamo concentrati più sui mercati esteri che sul nostro territorio? I dati sull’export lo confermano ma questo non basta a giustificare l’accaduto.
Quali possono essere le altre motivazioni?
Prima di poter parlare di «Sistema Brescia» bisogna capire cosa si intende con questa definizione. Un sistema è un insieme di relazioni interconnesse, con queste stesse relazioni che portano benefici e valore alle varie componenti. Detto ciò bisogna enucleare chi lo compone e, se parliamo del Bresciano, bisogna avere la forza di dire che non a farne parte non è solo l’attore pubblico, contro il quale è spesso troppo comodo puntare il dito, ma anche le istituzioni di secondo e terzo livello, dalle associazioni di categoria alle realtà del terzo settore.
E il passo successivo?
Il passo successivo è capire che bisogna muoversi insieme per migliorare il territorio che viviamo, mettendo al centro il benessere delle persone e la responsabilità nei confronti della comunità. Per fare ciò tutti dobbiamo ripensarci, dall’attore pubblico che dovrebbe porsi in parallelo con gli altri attori ed essere meno autoreferenziale, al settore privato. In questo senso credo che le associazioni di categoria dovrebbero non cadere nel rischio della competizione tra loro, vista come sopravvivenza o come voler conquistare i territori delle altre realtà. Non si può parlare di Sistema Brescia solamente quando le cose vanno male.
Ci sono però esperienze positive in questo senso.
Assolutamente sì, anche grazie al ruolo di realtà come la Camera di Commercio. Penso per esempio al percorso virtuoso della Cittadella dell’innovazione sostenibile, che purtroppo sta subendo una frenata. E noi stessi come Ance abbiamo voluto promuovere il progetto Fondazione Campus Edilizia, che mette insieme i vari pezzi della filiera delle costruzioni per essere sinergici in ottica di benefici comuni per aziende, enti pubblici, di formazione e cittadini.
Ha citato l’esempio della Cittadella, evidenziando però anche una frenata. A cosa è dovuta? È sintomatica di questa difficoltà del Sistema Brescia?
Credo che più che altro metta in luce alcuni aspetti sui quali dovremmo lavorare. Sulla Cittadella si è rallentato per un problema di finanziamenti: senza i soldi per realizzarla non si va da nessuna parte.
Non abbiamo ottenuto soldi pubblici, quelli del Pnrr, così come non sono giunti da fondi privati, istituzionali o d’investimento, perché Brescia non dà garanzia di essere una città che può far generare reddito. Questo è confermato anche dall’edilizia, con le operazioni immobiliari che negli ultimi dieci anni sono tutte state concentrate a Milano. Ciò ci pone di fronte a un problema: l’incapacità di Brescia di sapersi comunicare all’esterno.
Cosa intende?
Siamo sempre in prima linea nel dire che siamo i più bravi nel «saper fare». Ciò però deve declinarsi anche nella capacità, nonché nella volontà, di volerlo far sapere all’esterno. In questo senso un buon passo l’ha fatto il Comune capoluogo con la creazione di un brand per la città. Abbiamo creato tanto, tanto creeremo, dobbiamo comunicarlo per attrarre finanziamenti. Questa è la sfida del futuro, anche alla luce della fine del Pnrr, la partita che Brescia deve giocare come sistema.
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