Economia

I dazi agitano i mercati e deprimono le materie prime industriali

Non ferrosi e ferroleghe in forte calo nel trimestre per l’eccesso di offerta. Giù dollaro, petrolio e gas
Una nave cargo - © www.giornaledibrescia.it
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L’improvvisazione con la quale l’Amministrazione Trump si propone di colpire gran parte del mondo con i dazi mediamente più elevati della storia ha trovato conferma nelle successive ritrattazioni, nelle continue correzioni di rotta e nelle conseguenti scomposte reazioni dei mercati finanziari da sempre maldisposti nei riguardi dell’incertezza.

Il primo forte segnale di disagio è arrivato con il crollo delle borse azionarie americane da metà febbraio e fine marzo: -14,7% l’indice Dow-Jones zavorrato dal listino tecnologico Nasdaq (-21,3%) a sua volta trascinato al ribasso dal paniere dei colossi del web (-26%). L’altra significativa reazione ha riguardato i titoli di Stato statunitensi, i cui rendimenti in ascesa certificano la percezione di un rischio-Paese crescente, segnalato anche dall’ampliamento dello spread rispetto ai tassi di remunerazione dei Bund tedeschi: il debito pubblico americano sta insomma perdendo attrattività e, in uno scenario pervaso dall’avversione al rischio e da pressioni inflattive, il suo rifinanziamento si sta facendo più oneroso. Non a caso, in poche settimane il dollaro ha perso il suo consolidato status di bene rifugio deprezzandosi verso tutte le principali divise.

Allo stato attuale la situazione resta fluida e gravida di timori sia per gli investitori che per le imprese: la temporanea moratoria di 90 giorni nell’applicazione dei dazi non attenua infatti né l’instabilità dei mercati finanziari, né l’indeterminatezza sulle prospettive delle materie prime.

Materie prime

Qualora il protezionismo statunitense - con le sue misure «reciproche» finalizzate ad esercitare pressioni sui partner commerciali - innescasse generalizzate ritorsioni, ne soffrirebbero l’interscambio e le produzioni industriali con ricadute sulla domanda complessiva di commodity: la maggiore offerta di beni verso il resto del mondo conseguente all’inevitabile contrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti, costringerà in primo luogo la Cina a orientarsi verso i Paesi del Sud-Est asiatico e dell’Europa per smaltire il proprio enorme surplus produttivo con effetti depressivi sui mercati dei materiali basilari e dei semilavorati.

Tra i principali aggregati merceologici i metalli vedono i preziosi in persistente rialzo: l’oro registra record a ripetizione anche in questo primo terzo dell’anno sospinto dall’appannamento del dollaro come approdo sicuro. Argento in rialzo, invece, per la pressante richiesta dal settore fotovoltaico. Straordinaria l’impennata del cobalto sospinto dalla temporanea crisi dell’offerta, mentre il litio subisce gli effetti di un raffreddamento della domanda di batterie destinate al sofferente comparto dell’Automotive.

Siderurgia

Diversamente dai non ferrosi, dalle principali ferroleghe e dalle terre rare - che nel primo quadrimestre si volgono al ribasso per l’eccesso di offerta a fronte di una domanda in remissione - i prezzi delle produzioni siderurgiche a ciclo integrale e a forno elettrico dimostrano una maggiore stabilità, evidenziando blandi recuperi dipendenti da ri-stoccaggi di modesta entità. In significativa controtendenza, invece, il mercato statunitense dei coils dopo l’annuncio dei dazi sulle importazioni di acciaio.

I cali più consistenti si osservano sui mercati energetici: le aspettative di una futura domanda più debole e di un aumento dell’offerta superiore alle previsioni hanno già provocato la caduta dei prezzi di tutte le fonti fossili.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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