Da «Molem» a «Fom che nom»: quando la t-shirt parla bresciano
Ti travolge con l’entusiasmo della sua curiosità, in un carosello di passioni che vanno dallo sport all’abbigliamento. Ed è proprio questo il campo in cui James Tanghetti si è inventato un’attività parallela a quella quotidiana di responsabile per la sicurezza aziendale.
«Negli anni Duemila erano esplosi alcuni marchi come Guru, Belin o il Deboscio, con maglie che in modi diversi puntavano sull’identità - racconta Tanghetti -. Scherzando con gli amici ho iniziato a pensare a qualcosa che richiamasse Brescia, i nostri modi di dire e le nostre abitudini».
Nasce così, nel 2004, la prima maglietta, con una scritta inequivocabile: un «vaffa...» detto alla bresciana. Lo scherzo però si fa serio e dal primo sussulto, che tuttora dà il nome al progetto (e che rende difficile scriverne, a dire il vero), nascono altre t-shirt, felpe e cappelli in cui negli anni sono state riprodotte espressioni locali, colorite o meno. Tutte riunite sotto un unico simbolo, una Ü che ricorda una faccina che ride: tra bresciani ci si manda a quel paese, ma magari col sorriso.
Tra i nostri slogan magliettari preferiti, comunque, c’è «Molem» con la grafica del Moment, ma si trovano anche «Fom che nom» o «God Save the Pirlo».
«Ho cercato di essere volgare - prosegue Tanghetti - nell’accezione di qualcosa che viene dal volgo, ma evitando di essere osceno». I prodotti, oltre ad avere grafiche accattivanti, sono realizzati con prodotti di qualità, tanto da approdare al negozio Follia di Rezzato dopo l’iniziale vendita online.
«La collaborazione con Davide Piemonti va avanti dal 2014, ora è il rivenditore esclusivo». Avere un punto fermo ha consentito all’attività di crescere con nuovi prodotti, come le calze che a Natale sono andate a ruba. «Il prossimo passo potrebbe essere la creazione di un marchio vero e proprio, distribuito in più negozi, ci stiamo pensando seriamente», conclude Tanghetti.
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