Cromodora sospende la costruzione dello stabilimento in Polonia
Il comparto dell’automotive sta vivendo una fase piuttosto complicata, segnata dalla pressante transizione dal motore termico a quello elettrico e aggravata dalla carenza di materie prime oltre che dai rincari energetici. «In questo momento non ci sono le condizioni per fare progetti a lungo termine», ammettono Giancarlo Dallera ed Ermanno Pedrini della Cromodora Wheels, sintetizzando così un quadro di massima incertezza.
«Il conflitto in Ucraina ha fatto emergere delle difficoltà che in realtà esistevano già prima del conflitto» puntualizza l’amministratore delegato Pedrini. «A settembre - gli fa eco il presidente Dallera - sarebbero iniziati i lavori per la costruzione del nostro nuovo stabilimento in Polonia, ma adesso, nonostante due anni di preparazione e l’acquisizione dell’area, quel progetto va rivisto». Quantomeno per il momento il cantiere è bloccato.
A inizio 2020, il gruppo di Ghedi (430 addetti nel Bresciano), che produce cerchi in lega leggera per le grandi case automobilistiche e che conta uno stabilimento produttivo anche a Mosnov, in Repubblica Ceca (altri 470 dipendenti), ha raggiunto un importante accordo con Audi. Una commessa che ha contemplato appunto la successiva apertura di un sito dedicato. Dopo un’accurata valutazione, la scelta di Dallera e Pedrini è ricaduta sulla Polonia.
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Nello specifico sulla città di Kielce, a metà strada fra Cracovia e Varsavia. «Originariamente - spiega il presidente di Cromodora - avevamo previsto un investimento di 130 milioni di euro. Poi il budget si è alzato a circa 160 milioni, ma ora va sicuramente ridefinito». La commessa di Audi ha un controvalore di un miliardo e mezzo di euro e una durata di dieci anni. «Il contratto comunque rimane valido - assicura Pedrini -: nei giorni scorsi ci siamo seduti al tavolo con il committente, che si è mostrato molto comprensivo della situazione e ha confermato tutti i punti dell’accordo».
Resta tuttavia in sospeso il progetto in Polonia. «Tra Ghedi e Mosnov - chiarisce Dallera - oggi il nostro gruppo opera all’80% della sua capacità produttiva: sarebbe quindi inutile rafforzare l’offerta di fronte a una domanda di mercato non corrispondente». Solo con un orizzonte più definito, insomma, e soprattutto con maggiori garanzie dal mercato i due imprenditori bresciani scioglieranno le loro riserve. «Va anche tenuto conto - concordano Dallera e Pedrini - che per noi il costo dell’energia è quintuplicato e il suo valore ha superato quello relativo alla spesa per il personale. Questo fenomeno, legato anche alle difficoltà nel reperire alcuni materiali, avrà un forte impatto sui conti di quest’anno. Non perderemo soldi - assicurano - ma i risultati saranno molto impattanti».
Il gruppo Cromodora Wheels, in ogni caso, vanta un’ottima solidità patrimoniale e finanziaria: a fine 2021 il Patrimonio netto è crescituo da 151,39 a 170,36 milioni e la Posizione finanziaria netta da 37,63 a 42,61 milioni. L’ultimo bilancio inoltre chiude con una crescita dei ricavi da 198,82 a 230 milioni; un margine operativo di 48,09 milioni e un utile di 28,2 milioni.
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