«Crolla» la Cina, borse ko nel lunedì nero
Lunedì nero per le piazze finanziarie di tutto il mondo: dilaga la paura per la battuta d’arresto dell’economia cinese e tale "sindrome" si ripercuote non solo sui mercati asiatici ma anche su quelli europei che arrivano a perdere anche l’8% (riducendo però le perdite mentre si avvicina il finale di seduta). A scatenare il panico il fatto cha la locomotiva di Pechino rallenta e rischia seriamente di non raggiungere l’obiettivo del +7% del Pil a fine anno, dopo tre decenni di crescita stellare, a doppia cifra.
La borsa di Shanghai ha chiuso in tracollo dell’8,49%, dopo essere scesa del 9% e aver praticamente azzerato i guadagni da inizio anno, trascinando giù tutti i listini asiatici. Si tratta della peggior discesa giornaliera dal febbraio 1997. In Cina il listino è precipitato anche per il mancato intervento di contenimento da parte delle autorità di Pechino. La caduta peraltro è frenata dal limite di discesa del 10% previsto dalla borsa di Shanghai.
Di conseguenza, le borse europee sono in profondo rosso dopo il tracollo dei listini asiatici e per i timori sul rallentamento dell’economia cinese, nonchè per il calo del prezzo del petrolio. A Milano l’indice Ftse Mib segna -6%. Peggio ha fatto Atene, su cui incombono anche le incognite dopo la scadenza del mandato esplorativo affidato al premier incaricato con lo spettro delle elezioni anticipate a settembre: ha chiuso perdendo il 10,54%.
Il crollo dei listini asiatici fa crollare il dollaro rafforzando l’euro e anche lo yen, cioè le monete considerate beni rifugio. La moneta europea, usata come valuta speculativa
nel carry trading, passa di mano a 1,15 dollari, toccando il top da sei mesi e mezzo a 1,1504 dollari. La paura del rallentamento dell’economia cinese e il crollo delle borse asiatiche, mandano a picco anche il prezzo del petrolio, che già attraversava una congiuntura ribassista per gli eccessi di forniture sui mercati.
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