Economia

Crisi post-Covid, Visco avverte: «Il Pil può crollare del 13%»

Il coronavirus ha fatto piombare l'economia mondiale, e quella italiana in particolare, in una crisi senza precedenti nella storia recente
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia - Foto Ansa/Riccardo Antimani
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia - Foto Ansa/Riccardo Antimani
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Il coronavirus ha fatto piombare l'economia mondiale, e quella italiana in particolare, in una «crisi senza precedenti nella storia recente, che mette a dura prova l'organizzazione e la tenuta dell'economia e della società». Quello che abbiamo di fronte oggi è uno scenario di «estrema incertezza» in cui non è chiaro né quando né come potremo tornare a una normalità. Il Pil potrebbe crollare del 13%, il debito volare al 156% sul pil e la struttura del fisco, che pesa su chi paga per colpa degli evasori, è da «ripensare» a beneficio dei fattori produttivi, in pratica di impresa e lavoro. Ma la speranza non va persa perché al di là di facili retoriche, con impegno concreto e dialogo costruttivo, è vero che «insieme ce la potremo fare».

Il messaggio inviato oggi al paese dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha preso spunto dalla gravità della situazione attuale, dalle preoccupanti conseguenze che ne deriveranno anche in termini di diseguaglianze socio-economiche, per ripercorrere le tante debolezze che ormai da anni caratterizzano il paese, ma per fornire al tempo stesso la ricetta e il pungolo necessari a «ritrovare la via dello sviluppo».

Perché l'Italia, ha assicurato il governatore, ha dei punti di forza sui quali bisogna fare perno per ripartire. Parlando ad una platea insolitamente rarefatta - solo una quarantina gli invitati, tra i quali anche il suo predecessore Mario Draghi, tutti rigorosamente protetti da mascherina e distanza sociale - , Visco ha incentrato le sue considerazioni finali sulla pandemia da Covid e sulle sue conseguenze. Conseguenze che si tradurranno per l'Italia in un vero e proprio crollo del Pil, nonostante le corrette misure di contrasto adottate fino ad oggi dal governo in linea con i partner internazionali.

Dopo la flessione del prodotto interno «dell'ordine del 5%» nel primo trimestre, «gli indicatori disponibili ne segnalano una caduta ancora più marcata nel secondo», avverte Visco. Tanto che i possibili scenari da lui delineati prospettano che nel 2020 il Pil sprofondi del 9% o addirittura del 13% in ipotesi considerate «più negative, ma non estreme».

I dati dell'Istat sul primo trimestre arrivano in contemporanea: la spesa delle famiglie è calata del 7,5%, il valore aggiunto dell'industria crolla dell'8,1%, il Pil si è inchiodato a -5,3%, un livello peggiore del -4,7% calcolato nella prima stima. Il crollo dell'attività non potrà non avere effetti particolarmente preoccupanti anche in termini di tenuta socioeconomica del paese: Visco mette in guardia infatti dall'acuirsi delle diseguaglianze.

Un timore supportato dalle rilevazioni raccolte dagli analisti nel Rapporto Annuale di 
Bankitalia secondo cui quel 20% di popolazione che già versa nella condizione economica peggiore andrà incontro ad un calo doppio del proprio reddito rispetto ai più ricchi. Lo spettro del Covid, secondo Visco, ha gettato un'ombra su tutta l'economia italiana, impattando sia sui tradizionali punti deboli, sia su quelli che invece hanno sempre rappresentato elementi di forza.

Tra questi ultimi ad esempio il turismo, a cui è ascrivibile più del 5% del Pil e oltre il 6% dell'occupazione italiana, e sul quale la scure della pandemia ha colpito duramente, con un recupero che si prospetta «solo parziale nella seconda metà di quest'anno e nel prossimo». La crisi di questo settore, avverte il governatore, «ha reso immediatamente percepibile la rilevanza anche economica del patrimonio naturale e storico-artistico che costituisce l'identità stessa del nostro paese e va preservata».

Quanto invece a una delle principali spine nel fianco dell'Italia, la salute dei conti, Visco osserva che «l'impatto della recessione e delle misure messe in campo per contenere le conseguenze è forte sulle finanze pubbliche». Ma tuttavia assicura: «la sostenibilità del debito pubblico non è in discussione» e un 'bucò che quest'anno salirà al 156% del Pil «impone delle sfide di fronte a noi».

Ecco quindi l'esortazione del Governatore: «l'economia italiana deve trovare la forza di rompere le inerzie del passato e recuperare una capacità di crescere che si è da troppo tempo appannata», perché «le opportunità in prospettiva non mancano; il Paese ha i mezzi per coglierle». La ricetta di Visco passa attraverso «un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell'economia reale e della finanza, istituzioni, società civile; possiamo anche non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo contratto sociale, ma anche in questa prospettiva serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttivo» avverte.

Con un rapporto nuovo «necessario anche in Europa», portato avanti grazie ad un'azione «comune, forte e coordinata». E in casa propria l'Italia dovrà far tesoro dei suoi «punti di forza»: da infrastrutture di rete che hanno dimostrato di saper tenere anche in emergenza, a un settore manifatturiero flessibile, alla ricchezza delle famiglie nel complesso elevata, a imprese con debito in linea con gli standard europei e a un sistema finanziario in condizioni decisamente migliori di qualche anno fa. Ma non si potrà tuttavia prescindere dagli investimenti, sia nel settore privato che in quello pubblico, così come da un'azione per aggredire sommerso ed evasione per creare spazio ad un «profondo ripensamento della struttura della tassazione». Insomma, conclude il governatore, l'Italia ce la farà, «con scelte mature, consapevoli, guardando lontano».

 

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