«Crescita, abbiamo quasi sorpassato i tedeschi»
I produttori italiani di macchine per il packaging ormai contendono il primato alle aziende tedesche, leader assolute fino a qualche anno. Merito del modus operandi dei nostri imprenditori, più «sartoriale», capace di ritagliare e progettare soluzioni su misura per le necessità dell’industria. Lo rileva il ceo di Ipack Ima (joint venture tra Ucima, Unione costruttori italiani macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio e Fiera Milano), il bresciano Rossano Bozzi, nel tratteggiare la panoramica di un settore che nel 2021 ha realizzato un fatturato di 8,2 miliardi di euro, con un progresso di 5 punti rispetto all’anno precedente, mentre l’acquisizione ordini è cresciuta del 9%.
«Il comparto è in buona salute - conferma Bozzi -: è interessante vedere la crescita che le imprese riescono a consolidare anno dopo anno. Abbiamo quasi sorpassato le aziende tedesche e lo dobbiamo al nostro approccio, al fatto che riusciamo a promuovere in maniera più flessibile l’innovazione tecnologica, il che ci rende più competitivi. In pratica la nostra è una supply chain integrata dal top-down al bottom-up». Ipack-Ima è, plasticamente, lo specchio di questo know-how, una grande vetrina in cui le eccellenze italiane si confrontano con i players internazionali.
«Da questo contesto - sottolinea il ceo - nasce un’innovazione che riflette il trend di mercato, per cui i prodotti sono sempre più sostenibili, ispirati all’economia circolare, realizzati con materiali più leggeri a parità di protezione del prodotto. Senza criminalizzare nessun materiale, andando a verificare il ciclo vita del prodotto per ridurre l’impatto ambientale: la sostenibilità è bellissima, ma deve anche essere economica e sociale».
L’Asia, sostiene Bozzi, è per il mondo delle macchine da imballaggio, un mercato in fortissima espansione e sarà la «prossima frontiera»: «Diventerà il terzo polo, con l’Europa e il Nord America». Ad Ipack-Ima 2022, «Avremo in fiera oltre 2.000 innovazioni di prodotto e di processo. La fiera - conclude l’a.d. - si consolida dunque come il momento d’incontro e confronto da cui nasceranno i prodotti del largo consumo, i beni durevoli e industriali dei prossimi tre anni».
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