Economia

Cresce il lavoro, ma la povertà è uno spettro per un italiano su cinque

Nel 2023 il nostro Paese ha avuto un incremento record degli occupati con 1,5 punti in più ma resta in fondo alla classifica con appena il 66,3% di persone tra i 20 e i 64 anni che lavora
In Italia cresce l'occupazione, ma resta più bassa della media europea
In Italia cresce l'occupazione, ma resta più bassa della media europea
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Cresce l’occupazione e diminuisce il rischio di povertà ma l’Italia resta comunque indietro rispetto alla media Ue: nel 2023 il nostro Paese ha avuto un incremento record degli occupati con 1,5 punti in più (seconda sola a Malta, oltre il doppio della media Ue) ma resta in fondo alla classifica con appena il 66,3% di persone tra i 20 e i 64 anni che lavora. Nello stesso periodo è diminuito il rischio di povertà che con il 18,9% si porta sui minimi dal 2010. In pratica il cammino per la riduzione del disagio economico e sociale sembra iniziato ma il percorso resta lungo. Il divario con il tasso di occupazione medio europeo è ancora di nove punti a livello nazionale ma sale se si guarda alle donne e soprattutto ai territori con il Mezzogiorno ancora più indietro. Il 2023, anno che ha registrato una stretta sul reddito di cittadinanza, ha visto comunque una riduzione del rischio di povertà monetaria.

Il tasso di rischio di povertà monetaria dopo i trasferimenti sociali è sceso al 18,9% della popolazione (16,2% in Ue) pari a 11,12 milioni di persone, con una riduzione di 676mila persone sul 2022. Se si guarda nel complesso alla povertà e l’esclusione sociale (quindi oltre alla povertà monetaria anche alla presenza di grave deprivazione materiale o di bassa intensità di lavoro) in Italia la percentuale di popolazione in questa situazione di disagio economico è pari al 22,8% in calo di due punti rispetto al 2022 ma comunque superiore alla media Ue (21,4%).

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