Economia

Coronavirus, la bresciana Copan: «200mila tamponi a settimana»

Tante richieste di prodotti per la diagnosi del coronavirus: «In Lombardia garantiamo una fornitura costante»
Il quartier generale di Copan Italia - © www.giornaledibrescia.it
Il quartier generale di Copan Italia - © www.giornaledibrescia.it
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Sono stati chiamati in causa per debellare il virus della Sars, dell’influenza Aviaria e pure quella Suina. Da queste sfide Copan ne è sempre uscita vincente, tant’è che quando è esplosa l’emergenza coronavirus, la multinazionale bresciana si è fatta trovare pronta. Il gruppo cittadino di via Perotti produce dispositivi floccati (tamponi) per il prelievo e la conservazione di campioni microbiologici; prodotti che in questo momento godono di un’alta richiesta del mercato. «Una decina di giorni fa - racconta la presidente Stefania Triva - siamo stati sollecitati dal nostro distributore per una fornitura di approvvigionamento a livello regionale. Domenica scorsa abbiamo dunque riunito in Copan una task force per capire come inserire questa nuova fornitura all’interno di un lungo elenco di richieste che già stavamo gestendo in tutto il mondo».

Copan, non va trascurato, conta un sito anche a Shanghai (Cina), a Kobe (Giappone), a Murrieta (California) e Aguadilla (Porto Rico), e già da fine gennaio si era impegnata nella consegna dei suoi tamponi in Oriente per contrastare appunto l’epidemia del coronavirus. A inizio settimana comunque i vertici della società bresciana si sono seduti al tavolo con i rappresentanti del Centro di approvvigionamento regionale e hanno pattuito un programma di «fornitura costante» di 200mila tamponi a settimana. «La nostra capacità produttiva è di 1 milione e 200mila kit-tampone a settimana - puntualizza Stefania Triva - e in relazione alle richieste che dobbiamo gestire a livello globale, moduliamo i nostri impiani. Una capacità produttiva - fa notare l’imprenditrice - che è assolutamente in linea con attuali richieste che raccogliamo dai mercati internazionali e soprattutto da quello italiano». I tamponi per diagnosticare l’eventuale positività al coronavirus, insomma, non mancano. «Sia chiaro comunque - chiude la bresciana - che Copan sta attivando tutte le procedure possibili per essere costante nelle forniture anche in situazioni di estrama crisi».

 

I dispositivi floccati prodotti dalla Copan - © www.giornaledibrescia.it
I dispositivi floccati prodotti dalla Copan - © www.giornaledibrescia.it

 

Una strategia solitamente attuata verso settembre. «Ogni anno - spiega Triva - prendiamo come riferimento i segnali che ci arrivano dall’Australia, che essendo nell’altro emisfero ci anticipa quanto potrà essere impegnativa la stagione influenzale a cui ci stiamo avvicinando». In effetti, già a inizio autunno in Copan avevano ricevuto dall’Oceania un pre-allarme. «Di conseguenza - ammette la presidente del gruppo - ci siamo preparati all’occorrenza, acquistando materiale per supportare la richiesta globale di tamponi».

Il gruppo Copan vende i suoi prodotti in tutto il mondo; i mercati principali sono l’Europa e l’America e il bilancio 2018 si è chiuso con un fatturato di 146,41 milioni di euro, in crescita del 19,43%. «Senza l’impegno e i sacrifici dei miei collaboratori non potremmo garantire numeri di questo genere - chiude Stefania Triva - Oggi, in Copan, vi è una comunità di circa 660 collaboratori, tra cui moltissime donne, che di fronte a un’emergenza come quella del Coronavirus, senza chiedere niente, è passata da cinque giorni di lavoro distribuiti su due turni a sette giorni di lavoro con turni serali. In Copan siamo una comunità che ha la consapevolezza anche del ruolo sociale che ricopriamo. Se oggi Copan ha raggiunto determinati risultati è sicuramente grazie a loro».

 

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