Contratto metalmeccanici, le imprese «chiudono» all’aumento
Si avvicina sempre più pericolosamente al punto di rottura, con la Fiom che evoca iniziative di mobilitazione fino allo sciopero, la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici, scaduto il 30 giugno scorso per circa 1,5 milioni di lavoratori.
Il negoziato tra Fim, Fiom e Uilm e Federmeccanica e Assistal non si è ancora interrotto e riprenderà nei prossimi giorni in una data ancora da definire, ma la proposta avanzata stamani dalle associazioni datoriali alle rappresentanze sindacali amplifica le distanze già emerse nei precedenti incontri.
Di fatto le due organizzazioni «chiudono», almeno per il momento, alla richiesta di un aumento di 280 euro mensili sui minimi contrattuali per il livello C3 (ex quinto livello), confermando invece gli adeguamenti dei minimi di garanzia all’inflazione misurati dall’indice Ipca Nei - l’ultimo dei quali è stato di 310 euro lordi - e prevedendo una serie di altri strumenti che incidono su livelli, sociale e welfare.
Le posizioni
«È il primo contratto nazionale in chiave Esg e conferma tutte le attuali garanzie, aggiungendo ulteriori elementi migliorativi» ha rivendicato al termine del tavolo il presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, evidenziando insieme al presidente di Assistal, Roberto Rossi, la necessità di fare scelte «sostenibili» per le aziende, in un quadro «complesso».
Tra le proposte, l’allungamento del tempo di vigenza contrattuale da 3 a 4 anni e una maggiore retribuzione, rispetto alle garanzie minime, solo nelle aziende dove non c'è contrattazione aziendale che producono ricchezza, una revisione del sistema degli scatti, con l’introduzione di un sesto livello, la copertura assicurativa a totale carico aziendale pari a 600 euro mensili in caso di non autosufficienza, anche dopo la pensione, il potenziamento della previdenza complementare, l’innalzamento dei flexible benefits esistenti.
«I nostri sforzi sono importanti, da parte nostra non c’è alcuna pregiudiziale», ha detto Visentin, ma questa «non ci deve essere sul singolo istituto anche da parte dei sindacati», ai quali viene lasciato «tempo perché la proposta venga recepita e valutata».
Le reazioni
Ma le organizzazioni sindacali sembrano già sul piede di guerra. A metà novembre scade la moratoria sulle iniziative di lotta previste dal Ccnl e il segretario generale della Fiom-Cgil Michele De Palma avverte che «se non ci sarà una reale trattativa» dovranno essere messe in campo «tutte le iniziative necessarie», «dal blocco delle flessibilità fino allo sciopero».
Perché quella presentata, dice, «è una "contro piattaforma" che non corrisponde alle principali richieste avanzate dai metalmeccanici» non solo sul salario, ma anche «sulla stabilità dei contratti di lavoro, sulla riduzione dell’orario e sulle garanzie negli appalti». «Senza avanzamenti si rischia la rottura» avverte anche Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, secondo cui la proposta di Federmeccanica e Assistal «non fa prefigurare la possibilità di un accordo» e quindi potrebbe aprirsi «una fase di conflittualità che tutti quanti vorremmo evitare».
Anche per Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, «il clima è teso» ed è «inaccettabile una proposta in cui l’incremento del salario è pari a zero», ma si vuole comunque «continuare a discutere».
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