Economia

Confapi, «per il 2025 le pmi vedono un calo degli ordini»

Nel report congiunturale del Centro studi dell’associazione, il 42% delle imprese bresciane non è ottimista sul primo semestre del nuovo anno
Un operaio metalmeccanico - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un operaio metalmeccanico - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il passo «fiacco» delle piccole e medie imprese bresciane sembra destinato a continuare anche nel primo semestre del 2025.

Il report congiunturale del Centro studi Confapi Brescia – realizzato interrogando un campione di 100 imprese associate, in prevalenza metalmeccaniche – non lascia adito a dubbi. Il 42% delle realtà intervistate prevede nel primo semestre un calo degli ordini in Italia; il 41% la contrazione in Europa, il 35% nell’area extra Ue. C’è insomma poco ottimismo su una veloce riprese dell’economia dopo un 2024 già caratterizzato da una forte emorragia dei ricavi (per il 63% delle imprese), dai cali produttivi (55% delle imprese) e degli ordini (il 57% del campione).

I nodi energia e auto

«Il 2024 ha evidenziato diverse criticità che in parte perdurano – spiega Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia e Lombardia –. I costi crescenti sul fronte energia e gas da un lato e la domanda calante dall’altro rappresentano un mix che sta fortemente penalizzando le imprese. A questo si aggiungono le normative UE sull’automotive, sempre più stringenti in termini di emissioni, che stanno generando effetti paradossali: se l’elettrico non ingrana, la domanda di automobili a motore termico, seppur non entusiasmante, c’è, ma i maggiori produttori preferiscono rallentare la produzione per evitare di incappare in pesanti sanzioni. L’effetto su tutta la filiera, in questo contesto, rischia di essere devastante».

Le incognite

Questi fattori hanno influito sull’andamento 2024 e sul clima di fiducia delle imprese, che per il 2025 restano caute viste le molte incognite sul campo: il perdurare dei conflitti; l’insediamento di Trump alla guida degli Stati Uniti; la recessione in Germania, nostro primo partner commerciale.

«Ulteriore incognita è rappresentata dall’export, da sempre motore del sistema produttivo bresciano – spiega ancora il presidente Cordua –. C’è un grosso punto di domanda su cosa farà Trump rispetto ai dazi, sapendo che gli effetti sarebbero chiaramente negativi per il sistema bresciano. È positivo, come evidenzia la ricerca del nostro centro studi, che gli imprenditori non siano fermi e si stiano dimostrando dinamici, alla ricerca di nuovi mercati e opportunità».

Investimenti

Gli imprenditori infatti non hanno smesso di investire: l’analisi congiunturale segnala come il 18% delle imprese ha avviato una riqualificazione tecnologica degli impianti e il 16% che pensa di inserirsi in nuove filiere strategiche. Quattro intervistate su dieci poi affermano di essere alla ricerca di nuovi mercati/attività, mostrando reattività e flessibilità».

Occupazione

Più movimentata la situazione sul piano occupazionale. L’analisi evidenzia come cresce sia il numero delle imprese che incrementa l’organico (dall’8% al 18%), sia quello di chi lo diminuisce (dal 7% al 19%).

Resta alta anche la tensione sui costi della produzione: nel quarto trimestre il 60% delle piccole e medie imprese osserva infatti un aumento (contenuto o marcato) dei costi dell'energia, praticamente il doppio (32%) di chi aveva registrato aumenti nel terzo trimestre.

Secondo i dati dell’analisi congiunturale, un’impresa su quattro ha, invece, un grado di utilizzo degli impianti superiore all’85%, il restante quarto tra il 70 e l’85%.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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