Confagricoltura, il viaggio della delegazione di Brescia in Argentina
Mendoza, la provincia argentina del vino. Città ad una manciata di chilometri dall’enorme, imponente e sempre presente Pre Cordigliera, che conferisce a questa terra un clima arido e continentale.
È da qui che parte la missione della delegazione di Confagricoltura Brescia guidata dal presidente Giovanni Garbelli. «Italia e Argentina sono realtà geograficamente, economicamente e socialmente molto diverse e distanti con cui confrontarsi – spiega –. Se si mettono a confronto gli imprenditori agricoli argentini, italiani, e anche bresciani, si possono trovare sia dei punti di forza che dei punti critici della nostra agricoltura, il tutto inserito nel contesto delle sfide dei mercati internazionali e dei cambiamenti climatici».
Internazionalizzazione
È proprio sul tema dell’internazionalizzazione che si concentra Garbelli. «Il settore agricolo e agroalimentare rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy – sottolinea –. L’internazionalizzazione consente di promuovere marchi e certificazioni come DOP, IGP e DOC all’estero, aumentando il valore aggiunto delle produzioni agricole. L’accesso ai mercati internazionali diventa fondamentale per garantire la crescita e la sostenibilità economica delle imprese agricole. Operare a livello internazionale stimola le aziende agricole a investire in innovazione tecnologica e sostenibilità».
Un esempio emblematico del successo nell’internazionalizzazione è il vino italiano, leader nelle esportazioni mondiali grazie a una strategia ben mirata.
Le tappe del viaggio
Nelle prime giornate di incontri la delegazione ha fatto tappa in alcune tre tra le più note e singolari cantine della zona. La prima cantina visitata è stata Bodega Alta Vista, fondata da un immigrato spagnolo nella metà dell’Ottocento e oggi di proprietà di una famiglia francese – il conte Patrick d'Aulan – erede di oltre 250 anni di tradizione vinicola.
Non meno interessante la visita alla Bodega Don Manuel Villafañe, situata nell’area di Maipú. Questa cantina vanta una curiosa storia che risale a quasi 400 fa. Il fondatore, Don Manuel Villafañe, giunse in Argentina dalla Spagna come soldato per combattere i pirati inglesi che attaccavano le navi spagnole. Successivamente si stabilì in Sud America come agricoltore e divenne uno dei pionieri della viticoltura in Argentina, essendo tra i primi a piantare con l’obiettivo iniziale di fornire vino ai sacerdoti della chiesa e, successivamente, ai coloni che arrivavano nel «Nuovo Mondo». La cantina – ci spiegano – possiede 80 ettari di vigneti intorno alla struttura, con varietà come Malbec, Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot e Chardonnay.
Le bollicine
Chiamatelo semplicemente Chandon. È la versione Argentina del celeberrimo champagne Moët & Chandon di proprietà del gruppo del lusso LVMH.
La storia di Chandon in Argentina inizia negli anni ‘50, quando la famosa casa francese di Champagne decide di esplorare territori al di fuori della Francia per produrre vini spumanti di qualità. La prima scelta cade sull’Argentina, e alla regione di Mendoza grazie alle sue condizioni climatiche favorevoli e al terroir unico. Nel 1959, Moët & Chandon fonda Bodegas Chandon diventando la prima filiale della Casa francese fuori dalla Francia. Oggi ce ne sono altre cinque: in California, in Brasile, in Australia, in India e in Cina.
Gli enologi francesi individuarono a Luján de Cuyo, a circa mille metri di altitudine, come luogo ideale per coltivare uve per la produzione di spumanti. La combinazione di altitudine, suoli sabbiosi e clima secco, con grandi escursioni termiche, si rivelò perfetta per ottenere uve di alta qualità, come Chardonnay, Pinot Noir e Semillón.
Oggi la cantina produce circa 45 milioni di bollicine Metodo Chempenoise esportate in molti Paesi, tranne i sei Paesi dove sono presenti le altre cantine del gruppo.
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