Comunità energetiche: la rivoluzione dell’energia parte dai consumatori
Lo scenario è noto: picco delle bollette e costi dell’energia, «oltre ogni ragionevole aspettativa». Ma - afferma Marco Mariotti, vicepresidente vicario di Apindustria, introducendo il convegno su le Comunità energetiche, un’opportunità per le imprese, organizzato da Apindustria e Unionmeccanica Confapi Brescia - «vorrei fare un po’ da controcanto alla retorica dominante: quando decidiamo che i combustibili fossili devono essere banditi dal pianeta, dovremmo porci anche il problema del rapporto tra domanda e offerta, sul mercato, di energie rinnovabili. Pretendere di cambiare il mondo in 50 anni come vuole il Fit for 55 appare ambizioso e va a discapito delle realtà industriali ed economiche».
La transizione
Chiaro che sul «tram» della transizione energetica è impossibile non salire, ma il processo dev’essere oltre che graduale consapevole. E qui entrano in gioco le Cer (Comunità energetiche rinnovabili), che prevedono una metamorfosi da mero consumatore a produttore-consumatore, in quanto - rileva l’assessore all’Ambiente di Regione Lombardia (la prima ad aver legiferato in merito), Raffaele Cattaneo - iniziative che «partono dal basso».
Ne beneficeranno anche le imprese, che potranno accedere all’energia ad un costo stabile e non in balìa di mercati impazziti. «La logica sussidiaria - sottolinea Cattaneo -, rappresenta l’unica via per raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica e la conversione alle fonti di energia rinnovabile.Le previsioni
Nei prossimi anni, secondo una stima del Politecnico di Milano, saranno costituite dalle 3mila alle 6mila comunità energetiche, che consentiranno un incremento di potenza fotovoltaica installata tra 600 e 1.300 Mw, coincidente con un valore variabile tra il 13 e il 29% dell’obiettivo di sviluppo del fotovoltaico in Lombardia al 2030».
L’attuale situazione arriva da lontano ed è frutto anche di scelte miopi. Lo ricorda Lorenzo Giotti, presidente Unionmeccanica Confapi: «Veniamo da decenni di politica energetica nazionale lacunosa, che ha, inoltre, scelto di eliminare il nucleare dalle opzioni produttive. Oggi, sia per recuperare il tempo perduto sia per ottemperare alle prescrizioni europee, è necessario puntare fortemente sulle energie rinnovabili - solare, eolico, geotermico, idroelettrico e biomasse - e, in questa direzione, le comunità energetiche possono rappresentare un cambiamento di paradigma».
Dello stesso avviso Enea Moscon, responsabile Business Development Bu Mercato A2A, il quale osserva che per garantire una robusta diffusione delle Cer «sarà decisiva la collaborazione di attori del settore energetico, gli unici in grado nel breve periodo di mettere a diposizione know-how, investimenti e asset necessari».
«Le smart cities - rileva a sua volta Marco Ceruti, co-founder di Re-Solution Hub società benefit - mostreranno un aumento di servizi che necessiteranno di energia per funzionare. Appartenere ad una comunità energetica in grado di produrre un surplus di energia vorrà dunque dire essere potenziali erogatori di servizi». Una case history concreta è quella del romano Consorzio industriale San Cesareo, che, con oltre 140 aziende, ha già intrapreso il percorso.
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