Economia

Commercio al dettaglio in via d’estinzione, boom dell’online: in tre mesi Brescia perde 118 imprese

La Redazione Web
Tra gennaio e marzo nella provincia bresciano hanna chiuso in media quasi 9 negozi ogni settimana. Un crollo a cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti in rete. I dati di Confesercenti
Prosegue l'espansione dell'e-commerce (simbolica) -  © www.giornaledibrescia.it
Prosegue l'espansione dell'e-commerce (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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La ridefinizione del commercio cambia i connotati urbani ed economici dei centri cittadini. Da un lato ci sono i negozi fisici che spariscono dalla strada. Dall’altra ci sono le insegne digitali che, invece, la strada la invadono con le migliaia di consegne affidate ai corrieri. Una rimodulazione che, come illustra Confesercenti, ha ripercussioni notevoli, su svariati piani, compreso quello ambientale.

I dati 

Nei primi tre mesi del 2024 nella provincia di Brescia sono scomparse 118 imprese del commercio al dettaglio per una media di quasi 9 negozi in meno ogni settimana. Un crollo cui corrisponde la crescita inarrestabile degli acquisti online: secondo le stime di Confesercenti lieviteranno del +13% nel corso del 2024, generando quasi 16 milioni spedizioni ai clienti bresciani, in media circa 1.798 consegne di pacchi all’ora.

Tra chiusure e mancate aperture, il numero di negozi di vicinato al servizio della comunità bresciana è calato in modo netto dal 2012 in poi. Erano 11.470 a fine 2023, sono 11.352 al primo trimestre 2024 (dati Unioncamere). Con la scomparsa dei negozi se ne va anche il servizio sul territorio per i cittadini.

L’altro lato della medaglia è l’aumento vertiginoso delle consegne di acquisti online. Sempre secondo le stime di Confesercenti, quest’anno dovrebbero arrivare a 734 milioni a livello nazionale, di cui oltre un terzo nelle tre regioni più interessate: Lombardia (oltre 124 milioni di consegne in tutto), Lazio (71 milioni circa) e Campania (69,6 milioni).

Cosa accade a livello fiscale 

Con la riduzione dei negozi, si riduce anche la base imponibile per il fisco. Secondo le stime di Confesercenti, dal 2014 ad oggi il tessuto commerciale italiano ha perso oltre 92mila imprese. E con loro, l’Irpef, la tari, e gli altri tributi – dall’occupazione suolo pubblico alla pubblicità – solitamente pagati dai negozi. In media, la desertificazione commerciale ha portato ad una perdita cumulata di 5,2 miliardi di euro di tasse negli ultimi dieci anni. A perderci sono soprattutto fisco centrale ed enti locali. Del gettito sfumato, infatti, il 17,4% - 910 milioni di euro - sarebbe stato di Imu, il 12,6% - o 660 milioni di euro – di Tari, il 42,7% (2,24 miliardi) di Irpef, cui si aggiungono 223 milioni (il 4,3%) di addizionale regionale e comunale Irpef, 700 milioni di euro di Irap (il 13,4%) e infine 510 milioni di euro di altri tributi comunali (9,7% del totale).

Il progetto di legge 

Anche per questo Confesercenti della Lombardia Orientale sostiene in Regione Lombardia il Progetto di legge regionale che chiede di trattare le logistiche alla pari della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

«Il Progetto di legge pone le basi per un processo di pianificazione e valutazione più strutturato per gli insediamenti logistici di rilevanza sovracomunale; l'obiettivo di armonizzare la pianificazione urbanistica a livello sovracomunale e tutelare ambiente e salute è condivisibile - spiega Barbara Quaresmini, presidente di Confesercenti Lombardia Orientale. - Tuttavia sarà importante garantire che i criteri per la definizione degli ambiti territoriali idonei e la procedura di valutazione degli interventi tengano in considerazione gli effetti della logistica quando è al servizio del commercio elettronico. Il commercio elettronico porta con sé molte opportunità, ma anche molti aspetti problematici se non opportunamente governate anche a livello territoriale. Oltre al mancato gettito fiscale dovuto alla scomparsa dei negozi, c’è un tema ambientale, perché un elevato numero di consegne contribuisce all’inquinamento atmosferico e alle emissioni di Co2, specialmente nelle aree urbane densamente popolate. È quindi necessario per noi che l'efficienza e la comodità delle consegne venga bilanciata con interventi di sostenibilità ambientale e di supporto al commercio locale».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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