Comisa, nuovo sito per una visione sempre più europea

Giuliana Mossoni
Il nuovo polo di Pisogne sorge al confine con Costa Volpino: «Al top la nostra capacità produttiva»
Polo produttivo da 30 milioni di euro per Comisa
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Un polo produttivo con solidissime radici nel passato, ma con altrettanti forti rami proiettati nel futuro. Un polo diviso a metà, perché posizionato al confine tra le province di Brescia e di Bergamo, tra Pisogne e Costa Volpino: la Comisa ha inaugurato ieri in via ufficiale il nuovo insediamento, che ha portato a 16mila i metri quadri coperti e 15mila quelli esterni.

Con un padrino e una madrina d’eccezione: i presidenti di Confindustria Brescia e Bergamo, rispettivamente Franco Gussalli Beretta e Giovanna Ricuperati (le due associazioni di categoria, nel 2021, avevano celebrato in Comisa la loro assemblea generale congiunta, nell’area dismessa che, dopo quattro anni, è divenuto il nuovo insediamento).

Il progetto

Comisa, leader nella produzione di valvole e raccorderia in ottone e sistemi tubo raccordo per multistrato, è oggi punto di riferimento nel mercato italiano, europeo e internazionale nella produzione di componenti e nella progettazione e fornitura di soluzioni per impianti radianti a pavimento. Il fondatore (correva l’anno 1969) Federico De Lisi ha voluto un momento inaugurale specifico, proprio per celebrare tanto l’unione tra due territori e due realtà che in comune hanno moltissimo quanto il concretizzarsi di un progetto da trenta milioni di euro, che permette a Comisa di «avere in casa» l’intera filiera produttiva.

«Completato questo progetto, possiamo guardare al futuro e darci obiettivi sfidanti per i prossimi anni – ha commentato De Lisi -, anche se tutto dipende anche dall’evoluzione geopolitica internazionale. I mercati hanno subito i pesanti effetti delle guerre in corso, che hanno generato un clima di sfiducia e incertezza».

Le ambizioni

In realtà, ieri a Pisogne non si è affatto respirato un clima di timore, quanto piuttosto di grande rilancio e attese nel futuro. A dirlo sono stati i due presidenti, Beretta e Ricuperati, ma anche l’amministrazione delegato di Comisa Giacomo Franzoni: «Questo progetto – ha affermato l’ad - ci permette ora di essere al top della capacità produttiva, con una visione europea sulle materie prime che consente di dire sì, ha ancora senso fare impresa in periferia, in Italia e in Europa. Si può fare». Un pensiero condiviso da Beretta, che ha certificato come Brescia e Bergamo, insieme, sono «la piattaforma manifatturiera europea, grazie alle enormi competenze che solo in questi territori si trovano e al grande capitale umano che ha ancora voglia di crescere».

La presidente Ricuperati, dal canto suo, ha parlato di «un’azione coraggiosa: gli imprenditori in questi settori e territori così lontani sono degli eroi contemporanei. Qui serve coraggio e visione, è prettamente una questione di persone». Lo stesso concetto con cui, Federico De Lisi, ha chiuso ieri la giornata, tenendo a sottolineare che la poderosa automazione di Comisa, con il massimo della tecnologia possibile, non ha però portato a una riduzione di manodopera: «Non abbiamo lasciato una persona a casa, ma anzi ne assumeremo, in funzione di una migliore produzione ma senza calo del personale». Il progetto, tra l’altro, è uno dei principali interventi favoriti dalla Fondazione aree dismesse Ets di Vallecamonica-Sebino, di cui è uno dei leader l’imprenditore Giovanni Spatti, referente di Confindustria per i due territori. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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