Come un fondo di private equity può aiutare una pmi
Come un fondo di private equity può «aiutare» una piccola e media impresa a crescere, tanto più in un momento delicato come questo? Se ne è parlato nella sala Beretta di Confindustria Brescia in occasione dell’incontro «Cigni neri, inflazione e capitale privato: qui si fa l’Italia», promosso in collaborazione con Hope, piattaforma d’investimento indipendente nata durante il lockdown da un’idea dell’economista e manager Claudio Scardovi. Ancora più nello specifico Hope si propone di raccogliere e gestire capitali istituzionali e risparmi privati per investirli in piccole e medie imprese e in città sostenibili, in termini di rigenerazione e sviluppo urbano e dei territori, infrastrutture digitali e green.
E nella giornata di ieri ha messo fianco a fianco imprenditori locali e tecnici per sciogliere alcuni nodi. Come ad esempio la scarsa managerizzazione, il passaggio generazionale, le difficoltà di crescita, vulnus che tanto la Cfo di Ntm e leader dei Giovani Imprenditori Anna Tripoli quanto Roberto De Miranda del Comitato Esecutivo di Ori Martin non mancano di evidenziare, facendosi «accompagnare» dai senior partner di Hope Stefania Petruccioli e Stefano Sostero. «Abbiamo sempre visto il private equity come uno strumento poco flessibile ma in questo momento avverto la necessità di introdurre un’innovazione anche nel modello di finanziamento delle Pmi e credo che il focus di Hope sull’economia reale possa aprire una nuova via», dice la Tripoli, che evoca la necessità di coniugare l’iniziativa privata con una logica di sistema.
«Penso che un private equity possa contribuire anche a mettere ordine tra i familiari imprenditori che gestiscono le nostre aziende, facendo un po’ da arbitro, forse da psicologo», le fa eco De Miranda che individua in un fondo con una logica a lungo termine non solo un «buon compagno di viaggio per la crescita» ma anche «un’importante leva per attrarre manager che altrimenti entrerebbero in una realtà a conduzione familiare».
Una logica sposata anche dai vertici di Confindustria, il presidente Franco Gussalli Beretta in primis. «Senza un adeguato sistema di supporto non sarà possibile cavalcare fino in fondo la ripresa», commenta il leader di via Cefalonia, mentre il vicepresidente Paolo Streparava tira corto: «Come bresciani siamo sempre stati abituati ad affrontare queste situazioni rimboccandoci le mani, ma oggi il tempo per operare le scelte è ridotto: l’esperienza del private equity, quando non speculativi, può essere un moltiplicatore importante del cambiamento in atto e della canalizzazione delle risorse disponibili». «Non è impossibile - sintetizza Scardovi - pensare a un circuito virtuoso in cui la moneta stampata vada a finanziare interventi per rilanciare la competitività. Investire in asset reali come le Pmi eccellenti diventa oggi una grande opportunità».
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