Come stanno andando le aziende bresciane del settore Ict
È uscito, in edicola e online, Bilanci Brescia 2022, la ricerca che la redazione Economia del GdB e l'Università degli Studi realizzano sui bilanci delle prime mille aziende bresciane per fatturato. In questo articolo vi proponiamo l'anteprima dell'analisi relativa al settore Ict.
In tema di digitalizzazione, il nostro Paese negli ultimi anni ha manifestato dei progressi, anche se sconta ancora varie carenze, come emerge in modo chiaro dal Digital economy and society index (Desi) 2022, che classifica l’Italia al diciottesimo posto (su 27 Paesi). Dal rapporto si legge che i punti di debolezza riguardano il capitale umano e i servizi pubblici digitali, mentre i temi della connettività e dell’integrazione delle tecnologie digitali sono in linea con la media europea. In particolare, la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro è insoddisfacente; nella connettività si sono registrati avanzamenti in termini di diffusione dei servizi a banda larga e di realizzazione della rete ma vi sono carenze per quanto riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità; l’utilizzo di servizi cloud ha registrato una considerevole crescita mentre la diffusione di altre tecnologie cruciali, come i big data e l’intelligenza artificiale, è ancora limitata.
Molte speranze sono riposte sul Pnrr, ma il percorso di attuazione procede a rilento, poiché manca una sostanziale visione comune nel Paese sulle potenzialità di questo strumento che, se non opportunamente realizzato, comporterà forti vincoli all’operare dopo il 2026. I principali ostacoli sono le disponibilità finanziarie e, come già visto, la mancanza di cultura e competenze digitali. Questo cambiamento, necessario anche se non scontato, avrà anche effetti sulle società di consulenza e di servizi, che dovranno adattarsi al mutato contesto.
Le imprese che appartengono a questo settore sono assai diverse in termini di struttura, servizi offerti e comparti di attività, tra i quali si annoverano l’IoT (internet delle cose), il cloud, la cybersecurity, i big data, l’intelligenza artificiale, la telecomunicazione di avanguardia.
Sotto la lente
Nel 2022, il fatturato ha continuato la sua corsa, aumentando del 20,4% (17,6% senza Antares Vision), valore particolarmente significativo. Tale andamento ha caratterizzato quasi il 90% delle realtà esaminate, indicatore della rilevanza delle attività svolte per i nuovi fabbisogni innovativi delle imprese. Lo sviluppo dell’attività non ha però permesso un’analoga evoluzione dell’Ebit, cioè l’utile della gestione tipica e patrimoniale, che si incrementa solo del 5,8%: tale dinamica vale per più della metà delle aziende; il 44,4% ha aumentato entrambi gli indicatori.
Il valore aggiunto si mantiene molto alto, pari al 56% delle vendite, relativamente stabile nel triennio: si tratta di un dato considerevole che deriva dalle caratteristiche peculiari dei servizi offerti. Per questa ragione è importante esaminare l’Ebitda, pari al 22,4%, in calo nel triennio: si tratta, comunque, di una grandezza ragguardevole. La differenza significativa con il valore aggiunto deriva dall’elevato impatto dei costi strutturali, in particolare del lavoro, con livelli di qualificazione del personale elevati, tipici di un settore tecnologico: tale costo è da tempo crescente e si avvicina al 34% del fatturato (32,2% nel 2020). Rispetto a inizio triennio vi è stato un ampliamento sia del numero di dipendenti, pari al 29,3%, sia del costo correlato (59%): l’aumento dipende, quindi, anche dal maggiore costo del capitale umano.
Gli indicatori di redditività sono invece relativamente stabili rispetto allo scorso anno, anche se tutti inferiori a inizio triennio: la redditività degli investimenti (Roi complessivo) non presenta variazioni, stabilizzandosi tra il 6% e il 7%. Su questa sostanziale invarianza incidono in modo diverso le due determinanti: la marginalità sulle vendite (Ros) si riduce dal 16,1% al 14,1%, contro un valore del 16,3% nel 2020, con due imprese che registrano una perdita operativa e netta. L’efficienza finanziaria nell’utilizzo degli investimenti invece aumenta in misura tale da mantenere invariato il primo indicatore.
Il Roe, che esprime il ritorno sul capitale di pertinenza dei soci (mezzi propri), è analogo al 2021 (9,1%); in leggero regresso la redditività netta (quanti euro rimangono ai soci ogni 100 euro di ricavi), pari al 9%, un punto percentuale in meno del 2021.
Lo scenario
Migliora, invece, la solidità, che presenta indicatori più che soddisfacenti: il rapporto di indebitamento non cambia, risultato importante tenuto conto degli alti tassi di sviluppo operativo e strutturale (il capitale investito si incrementa del 12,6%). È stabile il grado di copertura dell’attivo fisso netto, con valori però inferiori all’unità, in quanto i soli mezzi propri non riescono a coprire gli investimenti fissi: l’equilibrio si ottiene solo ricorrendo ai finanziamenti di medio-lungo termine. La sostenibilità economica del debito è migliorata, tornando ai livelli del 2020.
In sintesi, i bilanci del 2022 evidenziano delle imprese in forte espansione, con variazioni da ritenersi fisiologiche con riferimento alla redditività, che deve comunque essere monitorata: nel complesso, la situazione economica è equilibrata, mettendo in rilievo una contenuta rischiosità.
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