Coldiretti in piazza a Parma contro il cibo sintetico
Oltre ventimila agricoltori sono arrivati da tutta Italia a Parma per la grande mobilitazione di Coldiretti che sull'agricoltura chiede un’Europa più coraggiosa e più giusta. Tantissimi anche i bresciani, circa mille, partiti dalla nostra provincia con quindici pullman. Bresciani capitanati dalla presidente di Coldiretti Brescia Laura Facchetti. A sfilare anche sessanta tra sindaci e amministratori del nostro territorio.
Il lungo corteo, sventolando una vera e propria marea di bandiere gialle e dell’Unione Europea, dal parco Primo Maggio è arrivato sotto la sede dell'Autorita europea per la sicurezza alimentare, l’ente che esamina le richieste di autorizzazione dei novel food, tra i quali anche i cibi cellulari fatti in laboratorio.
«All’Efsa chiediamo di rispondere alle richieste degli scienziati sulla necessità di fare studi clinici e pre-clinici sui cibi cellulari a tutela della salute delle persone, e di valutare tutte le domande di autorizzazione senza ricorrere alle scorciatoie» ha detto il presidente nazionale di Coldiretti, il bresciano Ettore Prandini.
E Prandini con una delegazione è entrato per un confronto nella sede dell'Agenzia, mentre dal palco proseguivano gli interventi. Soddisfatto il presidente alla sua uscita: «Abbiamo ottenuto che nelle fasi di autorizzazione nessuno cibo prodotto in laboratorio venga autorizzato se non con meccanismi più rigorosi - dice il presidente - . Ci hanno assicurato che saranno fatti trial clinici e pre-clinici».
Facchetti
«Diciamo no al cibo prodotto in laboratorio - conferma Facchetti - . Non ci sono certezze oggi che questi cibi non siano rischiosi per l'organismo».
Per l’occasione, Coldiretti ha anche lanciato la campagna digitale #facciamoluce, con lo scopo di informare i consumatori sui potenziali rischi di questi prodotti e promuovere un’alimentazione consapevole, radicata nella tradizione agricola italiana. «All'Europa l’associazione chiede di tutelare il Made in Italy, l'agricoltura italiana, il cibo genuino e sano, più risorse per il mondo agricolo, meno burocrazia. Chiediamo inoltre che la politica rimetta al centro l'attenzione verso il cibo e garantisca un futuro all'agricoltura italiana-aggiunge la Facchetti - . Tra le nostre battaglie c'è anche quella dell’indicazione del Paese d'origine in etichetta».
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