Economia

Coldiretti contro il «fake in Italy»: al Brennero anche mille bresciani

La protesta alla frontiera degli agricoltori: con Nas e Finanza «smascherati» i falsi prodotti italiani
Coldiretti, 1000 bresciani al Brennero
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Avocado dalla Moldavia, frutta dall’Olanda, prosciutti dalla Danimarca, formaggi marchiati «Alpinella» dalla Germania. Nas, Finanza e Polizia aprono come scrigni i mezzi che calcano il suolo italiano per importare ogni tipo di prodotto. A volte riportano etichette già scritte in italiano prima ancora di arrivare nel Bel Paese.

Alla frontiera i controlli di tir, camion frigo e autobotti vengono trasmessi in diretta sui maxischermi con tanto di speaker che - tra applausi, urla di protesta e sbigottimento - fa la telecronaca dell’ispezione. «E noi abbiamo bisogno di importare latte o frutta?», denuncia retoricamente l’arringatore di folle.

È la rappresentazione più plastica (e anche suggestiva) con la quale Coldiretti ha voluto smascherare il «fake in Italy», i prodotti che ogni giorno entrano nella grande distribuzione, spesso adornati da tricolori e Stivali.

L’iniziativa

In 10mila, tra allevatori e agricoltori, sono arrivati ieri al Passo del Brennero per chiedere di fermare i prodotti esteri senza standard di qualità e sicurezza e di tutela dell’ambiente. «L’obbligo dell’indicazione d’origine va reso obbligatorio in tutti gli stati membri dell’Unione Europea, in modo che i consumatori abbiano, ovunque, evidenza compiuta di quello che acquistano - arringa dal palco il presidente nazionale Ettore Prandini -. E contestualmente va fatto valere il principio di reciprocità: le regole imposte alle imprese agricole italiane devono valere ogni volta che viene importato un prodotto straniero. Altrimenti è concorrenza sleale».

Sullo sfondo gli slogan, che richiamano a un lessico della protesta già noto nel nostro Paese, vengono scanditi sugli striscioni issati dai ponteggi dei trattori: «Invasione straniera», «Stop alle importazioni sleali», «Basta inganni ai consumatori».

Ai piedi delle Alpi, invece, un mare giallo invade la frontiera. È il popolo di Coldiretti, arrivato persino dalla Calabria, dalla Puglia e dalla Sardegna per partecipare alla due giorni di mobilitazione nazionale. Ben rappresentata la provincia di Brescia, con una delegazione di oltre mille imprenditori guidati dalla presidente Laura Facchetti. «Dobbiamo dare al consumatore la possibilità di scegliere consapevolmente un prodotto - spiega lei -, dobbiamo difendere l’agroalimentare e la salute dei nostri consumatori, trasparenza e origine del prodotto sono i punti fondamentali da garantire».

E il pensiero del consumatore sembrerebbe essere in linea con quello dell’agricoltore: secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, oltre 8 italiani su 10 chiedono infatti lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro.

Il piano

La battaglia di Coldiretti prosegue oggi sempre al valico ma è già proiettata al futuro: è stata infatti lanciata ieri dal palco l’idea di una proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza di ciò che arriva a tavola. L’obiettivo è quello di raggiungere un milione di firme, per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.

Nel frattempo, davanti a decine di smartphone e telecamere puntati su ignari conducenti, un altro tir viene passato al setaccio in diretta. Ma all’improvviso la sorpresa: all’interno i bancali sono vuoti, il camion sta rientrando a Catania dopo aver consegnato 19mila chili di frutta a Monaco. Al Brennero c’è anche traccia di export e partono applausi scroscianti. Il pubblico è in visibilio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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