Economia

Che cos'è la stagflazione e perché allarma i mercati globali

In calo l’economia cinese e dopo due anni di aumenti gli indici delle commodity nel 2022 rallentano la corsa
Un grafico azionario - © www.giornaledibrescia.it
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Fatti ed evidenze confermano il consolidarsi di un’inedita congiuntura destinata ad alterare quell’assetto globalista che ci ha accompagnato per tanti anni. Dopo la pandemia e la crisi energetica, il conflitto russo-ucraino sta contribuendo a suscitare disordini umanitari, economici e geopolitici tali da indurre profonde incertezze sul futuro e alta variabilità sui mercati.

Borse

L’inasprimento delle politiche monetarie innescato dall’inflazione, le ripercussioni della guerra e la recrudescenza della pandemia in Cina, che mette a repentaglio la crescita del Dragone e le catene di fornitura globali, delineano uno scenario avverso agli investimenti azionari. In Usa, dove la pressione inflazionistica è più forte, nei primi cinque mesi dell’anno Wall Street precipita (-14%) zavorrata dai titoli tecnologici (vedi grafico a fianco) e dai colossi web (-29,6%).

Meno penalizzate le piazze europee (-11,5%) e Piazza Affari (-10%), ma l’incombenza dei diversi stati di crisi lascia presagire, pur in presenza di fisiologici rimbalzi come quello osservato a fine maggio, che il declino borsistico non sia terminato. In effetti stanno giungendo al pettine i nodi delle distorsioni introdotte dall’abnorme massa di liquidità immessa nei sistemi finanziari dalle banche centrali nell’ultimo decennio.

Con i consumatori vessati dal galoppante caro prezzi e le imprese costrette a fronteggiare costi crescenti e contrazione dei margini industriali, lo spettro della stagflazione (unione dei termini stagnazione ed inflazione) allarma le borse, che come sempre tendono ad anticipare gli eventi. Il fenomeno delinea la situazione in cui ad un aumento generalizzato dei prezzi non corrisponde una crescita reale dell'economia. 

Valute

Da inizio anno il biglietto verde si è rafforzato nei riguardi delle principali valute (dollar index +9,2%), proiettandosi verso la parità contro euro. L’apprezzamento del dollaro, mitigato dalla flessione registrata nella seconda metà di maggio, trova ragioni nella divergenza tra le politiche monetarie della Bce e della Fed, ma anche nelle aspettative di un deterioramento dell’economia europea.

Materie prime

Dopo due anni di aumenti, gli indici delle commodity decelerano: nel 2022 i panieri Crb (+35,3%), Bloomberg (+32,9%) e Dow-Jones (+30,5%) registrano infatti nuovi massimi tra marzo e aprile, per poi assestarsi. Nell’ambito dello stallo innescato dal rallentamento cinese si registrano ampie flessioni delle quotazioni dei metalli non ferrosi, portatesi sui livelli d’inizio anno dopo mesi di altissima volatilità. Inoltre, la rarefazione della domanda di prodotti piani siderurgici ha provocato vistosi cali dei prezzi che hanno azzerato i cospicui rincari del primo trimestre. Causa blocco dei porti ucraini e relativa contrazione dell’offerta, persistono invece i rialzi di mais e frumento, rispettivamente +31,2% e +51,9% da inizio anno, con conseguenti minacce alla stabilità di molti Paesi.

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