Centrale del latte di Brescia: le nuove commesse per marchi privati fanno volare i conti
La Centrale del latte di Brescia ha chiuso il migliore bilancio di sempre grazie, soprattutto, ai prodotti realizzati per altri marchi. Nel 2023, la società controllata con il 51,35% del capitale da Palazzo Loggia ha realizzato un monte vendite pari a 87,62 milioni di euro, due terzi delle quali sono appunto riconducibili al business del «private label». Negli stessi dodici mesi è cresciuto ulteriormente anche il valore della produzione (che oltre alle vendite comprende i ricavi accessori), raggiungendo così quota 88,1 milioni, compiendo un «balzo» in avanti del 50,5% rispetto al 2015 e consentendo alla società di via Lamarmora di coprire ampiamente i costi operativi saliti a 80,5 milioni.
«Questi risultati - concordano il direttore generale Andrea Bartolozzi e il presidente Franco Dusina - sono figli degli sforzi avviati dal secondo semestre del 2021 e portati avanti gradualmente fino ad oggi». Ma nessuno pensi che in Centrale del latte sia venuto il momento di adagiarsi sugli allori: Bartolozzi e Dusina non se lo perdonerebbero mai. «La situazione pre Covid - aggiungono - non tornerà più».
Sotto la lente
Un anno fa, presentando i conti del 2022, Dusina ammise con la sua solita franchezza: «Siamo usciti vincenti da una tempesta perfetta». Nei diciotto mesi precedenti, in effetti, lui e Bartolozzi dovettero affrontare prima la «crisi della plastica», a causa della quale si faticava a recuperare il materiale necessario per realizzare il packaging dei prodotti di Centrale del latte. Poi è scoppiata la «crisi energetica», che ha mandato alle stelle i prezzi di gas ed elettricità e a sua volta ha generato la «crisi dei trasporti». Infine si è verificata in tutta Europa la «crisi del latte», con una carenza di materia prima nel continente e un inevitabile rincaro del prezzo al litro. Nell’arco di un anno e mezzo, insomma, la storica azienda cittadina si è ritrovata (come testimonia la tabella in alto) con un notevole quanto inaspettato aumento dei costi della produzione.
«Di fronte a questa situazione avremmo potuto trasferire i rincari subiti sui prezzi finali, ma avremmo fatto un torto alla nostra storia», ammette Dusina. «Dopotutto siamo una società a controllo pubblico e tenendo conto anche di questo aspetto abbiamo preferito intraprendere un percorso più morigerato, probabilmente più faticoso, ma che ci ha consentito di ottimizzare e migliorare le nostre attività - spiega Bartolozzi -. Anche per questo motivo, anche se ora che i costi di produzione si sono abbassati e hanno raggiunto un equilibrio con i ricavi, non possiamo comunque sederci e banalizzare alcuna variabile di mercato».
Il lancio di nuovi prodotti e gli investimenti strategici e constanti effettuati sugli impianti (previsti anche nel 2024) hanno senz’altro contribuito alla causa portata avanti da Bartolozzi e Dusina, rafforzando la capacità produttiva di Centrale del latte. In aggiunta, il mantenimento di una fitta rete di fornitura di latte, ha consentito alla società di rispondere alle richieste pervenute da altri operatori, che stavano particolarmente soffrendo la carenza di materia prima a livello europeo. «Il 2023 è stato caratterizzato da un ottimo risultato in termini di fatturato e di marginalità - conferma il direttore -. I risultati positivi, già visibili nell’ultima parte del 2022 hanno avuto pieno realizzo nell’anno successivo grazie anche a nuove commesse ottenute da Centrale con le marche private». Maxi ordini che probabilmente non si ripeteranno nel 2024, ma che nello scorso esercizio hanno permesso all’azienda controllata dal Comune di Brescia di realizzare un Ebitda (Margine operativo lordo) pari a 11,2 milioni e un utile record di 5,44 milioni, più del doppio di quello conseguito nel 2022.
Nel frattempo, Centrale ha mantenuto un patrimonio netto (pari a 25,3 milioni) superiore al monte debiti (pari a 17,5 milioni, vantando peraltro una disponibilità liquida di 8,3 milioni.
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