Economia

«Cento aziende bresciane hanno i requisiti per la Borsa»

I dati degli analisti aprono a nuovi scenari tra grandi opportunità e sfide alla «tradizione»
Mercato. A Brescia ancora poche società quotate in Borsa
Mercato. A Brescia ancora poche società quotate in Borsa
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Nel 2017 sono approdate a Piazza Affari oltre trenta nuove società, entro fine anno il numero potrebbe salire a quaranta. Un processo destinato a diventare ancora più massiccio nel 2018 grazie alla spinta innescata dai Pir, i piani individuali di risparmio, e dalle agevolazioni previste dalla Legge di Bilancio 2018 che introducono il credito d’imposta del 50% sui costi sostenuti per le operazioni di Ipo (Initial public offering).

Brescia è ancora molto tiepida su questo fronte. Nonostante la nostra provincia conti oltre 120mila aziende, le «quotate» sono meno di una decina (accanto ai due colossi A2A ed Ubi, in contrattazione ci sono Bialetti, Cembre, Gefran, Iniziative Bresciane, Poligrafica SF, Sabaf e Banca Valsabbina che lo scorso luglio è approdata all’Hi-Mtf).

Gli analisti sono concordi: le potenzialità dell’economia bresciana sono enormi, sonopiù di cento le pmi che avrebbero i requisiti per fare il grande salto. Un primo passo Brescia lo ha fatto con «Elite»: una quindicina le aziende che hanno aderito al percorso formativo di Borsa Italiana (Kepro di Desenzano e Marcello Gabana di Calcinato sono gli ultimi due ingressi), ma al momento nessun «diplomato» ha scelto la quotazione. «I capitali stranieri rappresentano oggi il 95% degli investimenti sul listino italiano - spiega il commercialista bresciano Enrico Pernigotto -. Questa è anche una delle cause della mancata crescita in questi anni dell’economia del nostro Paese».

Brescia un «castello». Pernigotto conosce come pochi il tessuto economico della nostra provincia, popolato da piccoli e medi imprenditori eccellenti, spesso diffidenti verso l’ingresso di capitale «terzo» nelle proprie aziende, anche se sempre pronti, con la valigetta in mano, a lanciarsi alla conquista di nuovi spazi. «Brescia è come un castello - dichiara - non si entra e non si esce. Questo è il momento di cambiare strategia. Pensiamo al mercato Aim che oggi conta un totale di 88 aziende, capitalizzate complessivamente per 4,9 miliardi di euro.

Le nuove ammissioni sono state 18 per una raccolta complessiva di circa 760 milioni. Questi numeri non possono non essere presi in considerazione dagli imprenditori bresciani». Proprio per delineare i nuovi scenari e scandagliare le opportunità della quotazione in Borsa per le piccole e medie imprese bresciane, lo studio Pernigotto in collaborazione con Credit Suisse ha promosso per domani al Museo Mille Miglia (ore 16.45) il convegno dal titolo «L’azienda del futuro».

Quotazione non è solo opportunità di finanziamento, le società quotate hanno un maggior blasone internazionale; aumentano visibilità e credibilità nei confronti di clienti, fornitori con nuove opportunità di business. Costi e detrazioni. Ricordiamo che per una quotazione al mercato Aim si stimano costi fissi di advisory che, a seconda della complessità della pmi, variano da 300mila a 500mila euro e costi variabili di collocamento di circa 360mila euro.

La Legge di Bilancio 2018 ha introdotto un credito d’imposta sul 50% dei costi di consulenza sostenuti per l’operazione di Ipo fino al 31 dicembre 2020. Il credito d’imposta potrà essere fruito solo dalle piccole e medie imprese che, a partire dal 1° gennaio 2018, inizieranno una procedura di ammissione alla quotazione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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