Cartello del tondo: la Corte Ue annulla le sanzioni del 2002
La Corte di Giustizia europea ha annullato tutte le sanzioni comminate nel 2002 dalla Commissione Ue a carico di alcune imprese che avevano dato vita - secondo le accuse - a un cartello dei prezzi nel comparto del tondino per cemento armato.
Stiamo parlando della friulana Ferriere Nord, della milanese Riva Acciaio e delle bresciane Feralpi Holding, Ferriera Valsabbia e Alfa Acciai, che avevano già impugnato le sentenze, ma senza successo. Tant’è che i giudici europei avevano in larga misura confermato le multe nel 2009.
Il punto. «Siamo soddisfatti - non nasconde il presidente di Feralpi e di Associazione industriale bresciana Giuseppe Pasini -: nessuno più ci sperava».
Le imprese coinvolte in questa partita producevano nel 1989 il 30% dei tondi fabbricati in Italia, percentuale salita all’80% nel 2000 perché il numero delle imprese era sceso da 40 a 12. Le società sanzionate nel 2002, secondo la Commissione Ue, avevano fissato diversi elementi del prezzo, limitato o controllato la produzione e le vendite, dal dicembre 1989 al maggio 2000.
Nel dicembre 2002, quindi, la stessa commissione aveva sanzionato «un’infrazione unica, complessa e continuata»; decisione poi annullata nel 2007 dal Tribunale Ue in quanto, dopo il 23 luglio 2002, data di scadenza del trattato Ceca, la commissione non era più legittimata ad adottare una decisione fondata su una disposizione di tale trattato.
Due anni dopo, però, la Commissione Ue ha nuovamente concluso che c’era stata «una violazione unica, complessa e continuata» commessa da tutte le imprese già coinvolte nel primo procedimento o da quelle loro succedute ed ha rinnovato le sanzioni per un importo complessivo di 83.250.000 euro (a parte una piccola eccezione, le ammende 2009 sono le stesse della decisione 2002). Di qui la richiesta delle imprese al Tribunale di annullare la decisione del 2009 e di annullare o ridurre le ammende.
L'altro giorno, invece, la Corte Ue ha annullato definitivamente sia le sentenze del Tribunale sia la decisione della Commissione Ue, constatando il mancato rispetto, da parte di quest’ultima, dei diritti di difesa delle varie società interessate. «La Commissione - puntualizzano da Bruxelles - ha adottato la nuova decisione senza avere prima offerto alle imprese interessate la possibilità di sviluppare, rispetto agli addebiti mossi, i propri argomenti difensivi nel corso di un’audizione alla quale dovevano essere invitate anche le autorità garanti della concorrenza degli stati membri», specifica la Corte Ue secondo cui «il vizio di forma del procedimento della commissione si riverbera in un vizio di sostanza».
Le reazioni. La decisione della Corte europea rafforza inevitabilmene la posizione dei siderurgici bresciani nei confronti dell’Antitrust italiana, che il mese scorso ha comminato una sanzione di quasi 143 milioni di euro a otto gruppi industriali accusati ancora una volta di aver generato un cartello sui prezzi del tondo per cemento armato. Tra queste otto realtà vi sono Alfa Acciai, Ferriera Valsabbia, Feralpi Siderurgica, Ferriere Nord e Riva Acciaio, alle quali si aggiungono Stefana, Iro e Ori Martin.
«Queste sanzioni sono fastidiose - ammette Pasini -: è come aver la fedina penale sporca quando sei certo di non aver commesso alcun reato. Chiusa comunque la partita con l’Europa ora ricorreremo con tutte le nostre forze contro la sentenza dell’Antitrust italiana». Parole a cui fanno eco quelle del presidente di Federaciai, Antonio Gozzi, che alcuni giorni fa ha accusato il Garante di aver «elaborato un teorema astratto» contro i produttori di tondino. «Se ci fosse stato un conclamato cartello dei prezzi - ha chiuso ieri Gozzi -, sono sicuro che la Corte Ue non si sarebbe fermata davanti a dei vizi di forma». Un aspetto che evidentemente anche il Tar non potrà sottovalutare.
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