Caro energia, rischio occupazionale per i Metalli bresciani
Il caro energia nei primi 6 mesi del 2022 metterà a rischio, almeno con la sospensione temporanea, 500 mila posti di lavoro in Italia. E il Bresciano, nello specifico l’intero settore dei metalli che ha chiuso il primo semestre 2021 con esportazioni superiori ai 2,25 miliardi di euro, è tra i territori più esposti.
A sostenerlo è la Cgia di Mestre che sotttolinea come «gli aumenti di luce e gas avranno degli effetti molto pesanti sul fronte occupazionale». Nei prossimi mesi, infatti, con variazioni annue delle tariffe che in alcuni comparti rischiano di raggiungere il +250 per cento, secondo gli Artigiani, molte aziende del vetro, della carta, della ceramica, del cemento, della plastica, della produzione laterizi, della meccanica pesante, dell'alimentazione, della chimica, potrebbero essere costrette a fermare la produzione, perché non in grado di far fronte all'aumento esponenziale di questi costi fissi.
L'esplosione dei prezzi - rileva la Cgia - colpisce indistintamente tutte le attività, anche se alcune eccellenze del nostro made in Italy rischiano molto più di altre. Settori che in questo momento stanno dando un contributo fondamentale alla ripresa economica dell'Italia, con livelli di vendite all'estero mai toccati in precedenza. Non sono poche, infatti, le realtà territoriali che dovranno fare i conti con i prossimi aumenti, con il risultato che per molte aziende sarà più conveniente spegnere i macchinari, si spera temporaneamente, che tenere gli impianti accesi.
Le difficoltà riguardano in particolar modo, oltre al comparto Metalli di Brescia e Lumezzane, i distretti produttivi Cartario di Lucca-Capannori, Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova, Metalmeccanico del basso mantovano e di Lecco, Piastrelle di Sassuolo, Termomeccanica Padova e Vetro di Murano.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato