Caro energia, la stangata per l’industria bresciana sale a 3,65 miliardi
A inizio anno la corsa del costo dell’energia aveva portato Confindustria Brescia a stimare per il 2022 una bolletta complessiva per il sistema industriale di 1,7 miliardi di euro. La previsione, per quanto drastica, si è rivelata rosea.
La corsa senza freni del costo del gas, e quella comunque fuori controllo dell’energia elettrica, hanno infatti trascinato il conto sempre più verso l’alto tanto che a inizio novembre - sempre secondo i calcoli del centro studi di via Cefalonia - il «bollettone» ha raggiunto addirittura quota 3 miliardi e 655 milioni di euro: il totale è maggiore di oltre sei volte rispetto a quello del 2019 (586 milioni) e doppio se paragonato all’anno scorso, nonostante nel calcolo manchino ancora i due mesi di novembre e dicembre.
Il nuovo dato è stato rivelato durante la trentanovesima edizione di «Scenari e & Tendenze», l’osservatorio congiunturale promosso da Confindustria Brescia e dalla Camera di commercio, svoltasi ieri pomeriggio in via Einaudi.
A condurre l’incontro è toccato come sempre al professor Achille Fornasini, che ha sottolineato «come le ripetute previsioni di recessione siano sostenute da dati concreti».Secondo Fornasini queste sono, tra le altre, «l’indice globale che stima il sentimento degli acquirenti più importanti del mondo, in continuo calo da sei mesi, la forte contrazione degli ordini sui mercati internazionali, verificabile dallo svuotamento dei porti di scarico, l’aumento delle scorte nei magazzini, che non riescono a smaltire la merce, e il ribasso a livelli pre-crisi del costo dei noli marittimi, tornato negli Stati Uniti per un container di 40 piedi a circa 3.000 dollari quando da qualche trimestre si aggirava sui 15.000».
Inflazione
Sempre Fornasini ha ricordato «la presenza in Europa di un’inflazione da offerta, dovuta sia alla volatilità fuori controllo del prezzo del gas impennato a dismisura nonostante sia una materia prima tra le più diffuse - evidenzia -, sia all’immissione nel sistema economico di una massa enorme di liquidità a sostegno delle imprese nei mesi della pandemia, equivalente a quanto normalmente si dovrebbe immettere in venti anni». Per il professore gli interventi dei Governi non dovrebbero più prevedere l’innalzamento dei tassi d’interesse da parte della Bce (che hanno raggiunto il 2% e sarebbero attesi al 5% entro maggio) ma il sostegno alle imprese attraverso l’abbattimento del costo dell’energia.
Il presidente dell’ente camerale Roberto Saccone, dopo aver spiegato che «gli indici macro economici paventano un’ormai prossimo inizio di recessione», ha esortato le imprese a «non trascurare le transizioni ecologica e digitale, per non rischiare di ritrovarsi tra qualche anno ad aver perso capacità competitiva e fette di mercato».
Sia Davide Fedreghini, del Centro studi di Confindustria, sia Benedetta Bergomi, vicepresidente della Piccola industria, hanno focalizzato l’attenzione sulla situazione recessiva del colosso Germania, «un partner fondamentale per il manifatturiero di Brescia, soprattutto nella meccanica e nell’automotive, le cui difficoltà attuali sono destinate a generare contraccolpi nei prossimi trimestri».
E la Cina? Per gli esperti «ha perso affidabilità per i lunghi e frequenti lock-down da Covid, ma con il progressivo ridursi del rischio pandemico tornerà a essere un partner molto importante».
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