Caro bollette, i Comuni spengono le luci per protesta
La morsa del caro-energia non stringe solo famiglie e imprese, sempre più in difficoltà per il salasso mensile delle bollette schizzate alle stelle. Ora anche i Comuni fanno i conti, e sono allarmanti: l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) stima per le amministrazioni comunali un aggravio di almeno 550 milioni di euro, cioè un terzo in più della spesa annua, che senza interventi costringerà a fare scelte sui servizi da tagliare ai cittadini.
Per protesta, nemmeno troppo simbolica, molti Comuni italiani giovedì spegneranno le luci dei loro edifici più importanti.
Anche per questo il Governo accelera per intervenire con un decreto già la prossima settimana: non si parla di scostamento di bilancio, perché l'attenzione alla spesa è alta, ma si lavora per mettere in campo risorse per almeno 4 miliardi di euro. Da ritoccare in corso d'opera, cioè nei prossimi giorni, mentre si metteranno a punto le nuove misure. Il pressing politico, ma anche del mondo produttivo, è sempre più insistente.
Il no al deficit supplementare
Federmeccanica mette in guardia dal rischio che le aziende «saltino», soprattutto quelle energivore, a causa di costi diventati insostenibili. E tutti i partiti, dal Pd alla Lega, da Fratelli d'Italia al M5S fino Forza Italia, chiedono da giorni al Governo di intervenire al più presto, con o senza scostamento di bilancio. Ma su questa ipotesi l'esecutivo non molla: l'ipotesi di ricorrere a deficit supplementare resta fuori dal tavolo anche adesso, così come lo era stato per il primo provvedimento di aiuti che copriva i primi tre mesi del 2022. Anche se è ampio e trasversale il fronte di chi continua ad invocarlo: non ultimo è oggi il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a chiedere apertamente al Governo di considerarlo perché «famiglie, imprese e lavoratori vanno protetti maggiormente dalla fiammata inflazionistica».
Il nuovo sostegno
In questo nuovo sostegno, che coprirà il secondo trimestre, ci dovrebbero essere risorse per circa 4 miliardi di euro, che si aggiungeranno ai 5,5 già stanziati dalla legge di bilancio (3,8) e dal primo decreto ad hoc (1,7) che ha annullato, per il primo trimestre, le aliquote sugli oneri di sistema, ha dato un credito di imposta del 20% alle imprese, e ha avviato una sorta di mini tassazione degli extra-profitti realizzati dagli impianti a fonti rinnovabili.
È proprio da quest'ultima risorsa, che vale 1,5 miliardi, che si parte anche per comporre i prossimi aiuti. Non è detto che la nuova tranche sia sufficiente a calmare le acque. La pressione sui prezzi non molla, e la benzina ha toccato i massimi da dieci anni: la verde in modalità self è salita a 1,819 euro al litro, cioè un aumento di 2,26 centesimi rispetto alla settimana precedente.
La protesta dei Comuni
I Comuni, sotto pressione, armano la protesta: «Le risposte dal governo alle nostre richieste non sono sufficienti. Evidentemente non si percepisce il rischio che questa crisi si ripercuota negativamente sui bilanci degli enti locali e di conseguenza, soprattutto, sulla possibilità di erogare con continuità i servizi pubblici ai cittadini», ha detto il presidente dell'Anci Antonio Decaro, annunciando per giovedì una protesta simbolica in molti Comuni italiani.
Alle ore 20 spegneranno simbolicamente l'illuminazione di un edificio rappresentativo o di un luogo significativo per la comunità. Decaro ha spiegato che i sindaci sono preoccupati, e alcuni parlano apertamente del rischio di interrompere i servizi pubblici se non si troverà il modo di rimborsare i Comuni dei rincari che stanno subendo in questi mesi. L'Anci stima per le amministrazioni comunali un aggravio di almeno 550 milioni di euro, su una spesa complessiva annua per l'energia elettrica che oscilla tra 1,6 e 1,8 miliardi di euro. «Non vorremmo ritrovarci - conclude Decaro - ancora una volta a dover scegliere tra salvaguardare gli equilibri di bilancio e erogare servizi ai cittadini».
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