Carni avicole e uova restano le star del mercato post pandemia
Le uova sono vere e proprie «star proteiche» e si rivelano anche opzione preferita nelle strategie di risparmio delle famiglie. La considerazione deriva dalle conclusioni del focus Ismea sulle vendite di uova e carni avicole, presentato, recentemente, a Forlì in occasione del Poultry Forum. Quindi, nonostante l’influenza aviara continui a preoccupare i produttori (è di pochi giorni fa la notizia dell’abbattimento di 10 mila tacchini a Quinzano), in termini di volumi, le carni avicole restano, insieme alla carne di maiale, fra le preferite dai consumatori (91% la penetrazione e 41% i volumi tra le carni).
Cosa si preferisce acquistare?
Il busto e il petto, ma le carni elaborate rappresentano ormai la parte più consistente del mercato e quella le cui vendite appaiono più solide. L’ampia gamma, la facilità di preparazione, il contenuto di servizio e i prodotti orientati a ricettazioni sono quelli che intercettano l’interesse degli acquirenti più giovani, il cui consumo incrementa e si conferma nelle abitudini, con un +20% rispetto al pre-pandemia.
Il quadro
Le uova rimangono un prodotto «star» tra i proteici (+5,2% rispetto al 2019) perché, al netto del processo di normalizzazione, hanno capitalizzato la loro diffusione in tempo di pandemia. Rispetto al pre-pandemia, nonostante il segno meno 2022/21, rimane il segno positivo di crescita della spesa complessiva per le uova (+4,3% rispetto al 2021). Purtroppo nell’ultimo anno si è registrato un fortissimo allontanamento dei giovani dalle uova (-18%) e solo gli over 55 hanno incrementato il loro utilizzo in cucina (+1,5%). In relazione al periodo prepandemico, tutte le famiglie con età superiore ai 30 anni hanno aumentato il consumo di uova in maniera massiccia e, nuovamente, solo tra i giovani le uova sembrano davvero aver perso appeal (-8/9%).
Cresce il dato (sia in volume che di prezzo) per le uova da allevamento a terra e all’aperto (rispettivamente +29,8% e +25,8% i volumi rispetto al pre covid), mentre rimane fermo il bio. Il prodotto uova soffre da un anno e nel 2022 si sono acuiti i cumuli di ritardo di margine. Purtroppo i dati sono questi e a comprovare questa difficoltà è il fatto che a livello europeo sono diminuiti gli accasamenti di galline. Ciò perché molti allevatori, a queste condizioni, hanno preferito fermare le produzioni mentre per i consumi il 2022 va considerato in maniera differente nei vari periodi dell'anno.
La consapevolezza
«Fino a maggio - commenta Assoavi - la controcifra rispetto il 2021 a volume era negativa. Il ritorno alla vita normale da parte delle persone, ad esempio il boom del turismo estivo, ha aiutato la ripresa, in particolare degli ovoprodotti food service. Inoltre le famiglie hanno preso più consapevolezza del fenomeno inflattivo ormai al 10% e stanno cambiando le loro preferenze di acquisto. Sono in molti (soprattutto anziani e famiglie numerose) che ricorrono alle uova come bene economico, conveniente, sano e versatile in cucina e questo nonostante un aumento di prezzo del 14% circa».
Anche per i prodotti avicoli si conferma l’importanza della leva della sostenibilità nelle scelte d’acquisto: le referenze alimentari che in qualche maniera evochino la sostenibilità sulla loro confezione continuano infatti a crescere passando dal 30% al 35% in un anno.
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