Caporalato, piaga diventata emergenza anche nel Bresciano
Il caporalato è una piaga che non si rimargina. L’anno scorso ha prodotto solo in Lombardia un sommerso di 7,8 miliardi di euro, di cui il 27% a Brescia. L’emergenza non riguarda quindi solo il Sud del Paese, come si è abituati a credere, ma anche l’agricoltura di casa nostra, vittima negli anni scorsi di episodi di sfruttamento di lavoratori extracomunitari nei campi e nei vigneti per la raccolta di frutta, verdura e uva da vino, con paghe orarie da 3 a 5 euro e giornate lavorative di almeno 10 ore.
Per riportare il tema del sommerso in agricoltura al centro dell’attenzione Fai Cisl di Brescia ha organizzato il convegno «Un’altra agricoltura, fermiamo sfruttamento, caporalato e ingiustizia». Ospiti dell’incontro, aperto dal segretario Cisl Alberto Pluda e dal segretario generale della Fai cittadina Rossella Gazzaretti; l’ordinaria di Diritto del lavoro dell’Università di Verona Laura Calafà; il segretario di Fai Lombardia Daniele Cavalleri; l’ispettore del lavoro Vincenzo Perna; il responsabile della vigilanza Inps Salvatore Giuffrida; i dirigenti di Ats Fabrizio Ferrari e Massimo Faccio; il segretario nazionale Fai Cisl Onofrio Rota e il segretario confederale Cisl Andrea Cuccello.
In Franciacorta
Nel suo intervento il segretario Pluda ha rivendicato i meriti della Fai come «prima organizzazione a segnalare il rischio di caporalato nei vigneti di Franciacorta nell’autunno del 2018» e ha ribadito che «i lavoratori coinvolti nella produzione del cibo “made in Italy” non possono vivere sfruttati e sotto ricatto». Rossella Gazzaretti ha ricordato la necessità di «prevenire il fenomeno» e non solo gestirne le conseguenze, sottolineando l’introduzione del «concetto di vendemmia etica in Franciacorta».
Quanto sia diffuso il fenomeno sui territori è apparso chiaro a Laura Calafà durante lo svolgimento del progetto Farm – Filiera dell’agricoltura responsabile – nel 2020 e nel 2021. I numeri. «In quei due anni – ha raccontato - si sono rivolte volontariamente agli elaboratori del progetto dell’Università di Verona e Milano ben 3.396 persone vittime di caporalato, di cui 1657 solo in Lombardia.
Significa che quando si trovano in quella condizione non sanno a chi rivolgersi perchè le istituzioni in quel segmento mancano. La coordinatrice del progetto, che a Brescia ha lavorato con la Casa del quartiere di via Milano, ha fatto anche una proposta concreta: visto che i caporali reclutano manodopera nei Centri di accoglienza, perchè non togliergli spazi mettendo in contatto con questi luoghi i nostri Centri per l’impiego?».
Se poi Salvatore Giuffrida ha messo in evidenza la riduzione degli ispettori Inps a Brescia, «quando sono stato assunto eravamo 43 e oggi 14», Vincenzo Perna ha fornito una fotografia delle ispezioni compiute l’anno scorso in Lombardia, che hanno coinvolto 205 aziende e hanno portato alla coperta di 96 lavoratori in nero di cui 9 senza permesso di soggiorno, 38 interessati da fenomeni di caporalato e 250 coinvolti in appalti illeciti.
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