Economia

Capitale umano, Brescia sconta un ritardo con l'Europa

Cresce la popolazione, ma nella nostra provincia per giovani e donne il lavoro resta un «problema»
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Brescia Regeneration - Il progetto di Confindustria Brescia | Il Capitale Umano
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Sul versante del Capitale umano, Brescia risulta allineata agli altri territori italiani presi a riferimento, ma si caratterizza per un certo ritardo nei confronti delle migliori regioni europee. Il principale punto di forza di Brescia risiede nella dinamica demografica che, tra l’altro, è sintomo di una buona attrattività del territorio. Ad attestarlo è il primo dei quattro focus che si concentrano su altrettanti pilastri del sistema Brescia, e in particolare del settore manifatturiero, sviluppati nell'ambito del progetto #BresciaRegeneration, promosso da Confindustria Brescia e Prometeia, con il supporto dell’Università degli Studi di Brescia.

Le aree di miglioramento riguardano, in particolare, la spinta a una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la valorizzazione delle potenzialità dei giovani, sotto il profilo dell’occupazione e della formazione.

Dinamica demografica. Tra il 2002 e il 2019 la popolazione della provincia è aumentata in media dello 0,8% all’anno, un dato che, tra i territori di riferimento selezionati, colloca Brescia in linea con Rhône-Alpes e Västsverige e in posizione inferiore solo rispetto alla Cataluña (1%). Le aree di confronto italiane sono caratterizzate assieme all’Oberbayern da un incremento tra lo 0,6 e lo 0,7%, mentre la crescita della popolazione risulta più modesta nelle altre regioni. In un contesto europeo contraddistinto da tassi di crescita della popolazione attorno allo zero se non, addirittura, negativi, la performance di lungo periodo di Brescia assume un certo rilievo, a conferma di una struttura demografica ancora in equilibrio e di una buona attrattività del territorio.

Partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Nonostante i miglioramenti di cui si è detto, il tasso di attività femminile tra il 2017 e il 2019 si è attestato a Brescia al 60,2%, un livello che, pur superiore di 4 punti percentuali alla media nazionale, resta inferiore a quello registrato nelle altre aree di confronto. Il divario è contenuto entro i 5 punti percentuali rispetto ai benchmark italiani, ma è particolarmente ampio rispetto ai best performer europei (Cheshire, Västsverige e Oberbayern), dove il tasso di partecipazione femminile raggiunge l’80%.

Occupazione giovanile. La situazione dei giovani sul mercato del lavoro vede Brescia in una posizione non dissimile da quella delle altre aree italiane di confronto, che è piuttosto arretrata rispetto a quelle europee più avanzate. Ciò riguarda sia il tasso di disoccupazione, sia la quota dei Neet (Neither in employment or in education or training). I due indicatori sono analizzati congiuntamente, in modo da considerare sia i giovani che, pur interessati a trovare un’occupazione, non riescono a trovarla (tasso di disoccupazione giovanile), sia di coloro che non sono occupati né inseriti in un percorso di istruzione o formazione (quota di Neet).

Giovani laureati. Nonostante l’incremento sperimentato fra il 2007 e il 2018, a Brescia la quota di giovani laureati sulla popolazione della stessa età rimane di molto inferiore a quello dei territori presi a confronto. Come per altri indicatori, il dato provinciale non si discosta molto da quello dei benchmark italiani, ma è pari a circa la metà di quello dei territori europei (País Vasco, Västsverige e Oberbayern).

Un importante elemento che emerge dall’analisi di #BresciaRegeneration sul pilastro «Capitale umano» riguarda le competenze dei laureati delle università cittadine. Nel periodo 2015-2019 i profili Stem (Science, technology, engineering and mathematics), hanno intercettato il 28% del totale laureati a Brescia, una quota inferiore rispetto a quanto rilevato in Veneto Centrale (43%) ed Emilia (34%). Il confronto mette in evidenza un potenziale punto di debolezza del territorio, che sconterebbe un limitato orientamento verso quelle competenze più direttamente connesse con tecnologia e innovazione. Sempre per quanto riguarda il mondo universitario, la ricerca ha evidenziato come, rispetto ai territori benchmark, Brescia mostri una minore attrattività nei confronti degli studenti provenienti da fuori provincia (che riguardano solamente il 24% degli iscritti). In tale contesto Bergamo si attesta al 43%, Modena – Reggio Emilia al 40%, Verona addirittura al 53%.

Allo stesso tempo, gli universitari bresciani sembrano poco orientati a studiare fuori sede: ben il 50,1% di loro rimane negli atenei cittadini, contro il 44,6% di Bergamo e il 43,9% di Verona. 

Da qui ai prossimi anni al sistema universitario bresciano è quindi richiesto un cambio di passo: dal punto di vista dell’offerta formativa, che deve essere maggiormente incentrata sugli indirizzi emergenti e della capacità di intercettare studenti fuori sede. È inoltre auspicabile che i nostri giovani sperimentino esperienze di studio al di fuori dell’area bresciana, come occasione di contaminazione con tessuti socio-economici diversi da quello locale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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