Cantieri fermi per «Covid» e costi alle stelle frenano l’edilizia
«Non è tollerabile». Il solitamente compassato presidente dell’Ance Brescia, Massimo Angelo Deldossi, deve aver ritenuta colma, a giudizio suo, la misura se arriva per l’appunto a dire «Non è tollerabile».
Il problema sta emergendo con virulenza in queste settimane e rimanda, manco a dirlo, al Covid e a una serie di situazioni che hanno portato i costruttori bresciani a denunciare che sui cantieri manca il 24% del personale. Come a dire che un dipendente su quattro è a casa per effetto diretto del covid ma, anche, per effetto, diciamo così, di certificazioni mediche «accomodanti». Deldossi non usa esattamente questo termine ma il senso pare proprio questo.
Il problema è riassunto in una nota dell’Ance firmata dal presidente. Tutto è partito, dice la nota, da una serie di segnalazioni «giunte da imprese associate costrette in corsa a chiudere i cantieri a causa delle frequenti e sempre più numerose assenze. La nuova ondata di contagi blocca le opere e le imprese edili registrano la perdita di circa il 24% della propria forza lavoro, costrette a casa per la quarantena o per un contatto stretto con persone positive. Mancanze - annota sempre l’Ance - che impattano pesantemente nel periodo di forte attività vissuto dall’edilizia, con l’apertura di nuovi cantieri, la domanda che aumenta e la carenza di manodopera».
«Abbiamo sempre sostenuto - ricorda Deldossi - l’obbligo vaccinale come unica soluzione per risolvere il paradosso, ma andando avanti di questo passo si vanifica di fatto per le imprese l’intento del legislatore di promuovere la terza dose. Le restrizioni non fanno che inasprire la situazione già grave, mentre occorre dare più fiducia e permettere di gestire con maggiore flessibilità il controllo dei dipendenti, garantendo la continuazione delle opere». «Frequenti - continua la nota - le assenze anche per coloro che sono nelle condizioni di poter lavorare.
Secondo la norma - riassume la nota dei costruttori bresciani - chi ha ricevuto la dose booster, così come chi ha completato il ciclo vaccinale o che sia guarito dal covid nei 120 giorni precedenti, potrebbe continuare ad operare indossando la mascherina Ffp2. In questa ipotesi - dice sempre la nota dei costruttori - è previsto che il soggetto venga sottoposto ad auto-sorveglianza, senza isolamento domiciliare, per cinque giorni con vigilanza sulla comparsa di sintomi sospetti e l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie per almeno dieci giorni dall’ultimo contatto con il soggetto positivo.
«Eppure - ed è il passaggio conclusivo e che non mancherà di alimentare il dibattito - si registrano con frequenza assenze dal lavoro giustificate con l’esibizione di certificazioni mediche».
Il problema si aggiunge a quello dei costi delle materie prime. «Serve un intervento strutturale - chiede l’Ance». Il modello evocato è quello francese che prevede una revisione strutturale dei prezzi (al rialzo e al ribasso) secondo l’andamento dei costi dei materiali. Ne va del futuro delle imprese, ne va del futuro dei cantieri piccoli e grandi, di quelli in rampa di lancio del Pnrr in particolare.
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