Campari resiste a Covid e carovita: ricavi su del 34%
L’aperitivo resiste al carovita, al Covid e alle tensioni geopolitiche. Campari apre, infatti, il 2022 con i ricavi che nel primo trimestre crescono di oltre il 34%, oltrepassano il mezzo miliardo (534 milioni di euro) e soprattutto battono le stime che prevedevano vendite per 461,3 milioni. «Nel complesso - spiega il ceo Bob Kunze-Concewitz - abbiamo registrato un inizio d’anno molto sostenuto».
A contribuire ai risultati, con il titolo che in Borsa chiude a +2,2% a 10,7 euro, l’ottima salute dei brand. Tra questi l’Aperol le cui vendite volano a +72%, con in prima fila i mercati di Italia, Germania, Stati Uniti e Francia e il Campari (+56,6%). Due i fattori chiave: la riapertura del canale on-premise e il sostenuto consumo a casa accompagnati da una base di confronto favorevole sul 2021. Dinamiche che consentono di rimanere «fiduciosi» sul resto dell’anno anche se «la nostra performance complessivamente - sottolinea il ceo - rifletterà gli effetti di una graduale normalizzazione degli ordini di vendita dovuta al phasing, delle diverse basi di confronto nel corso dell’anno e del conflitto in Ucraina». Dunque «volatilità e l’incertezza» restano a causa della «pandemia» e delle «tensioni geopolitiche», ma Campari conferma la «guidance di un margine Ebit stabile sulle vendite nette nel 2022 a livello organico», come indicato lo scorso 23 febbraio.
«Faremo leva - aggiunge Kunze-Concewitz - su adeguati aumenti di prezzo così come su un favorevole mix delle vendite, per mitigare l'atteso intensificarsi delle pressioni inflazionistiche sui costi dei materiali». Tornando ai conti del trimestre l’utile netto prima delle imposte sale del 65,1% a 107 milioni. Per area geografica la crescita organica maggiore è dell’Italia (+70,2%), seguita dalla Germania (+41,5%).
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato