«Caldo e calo dei consumi: posticipiamo l'inizio dei saldi»: la proposta di Confesercenti
La contrazione dei consumi e il cambiamento climatico stanno creando serie ripercussioni anche sui negozi di abbigliamento. Le bizze del clima sono alla base della preoccupante situazione che moltissimi commercianti si stanno infatti trovando a vivere: il settore dell’abbigliamento si basa, infatti, sul meccanismo degli ordini anticipati. I negozianti ordinano dai 6 mesi a un anno prima. In queste condizioni il rischio è che si dimezzino di fatto gli ordini.
«Si innesca così un circolo vizioso che rischia di far saltare l’intera filiera del Made in Italy - denuncia Francesca Guzzardi, referente Fismo per Confesercenti della Lombardia Orientale -, che sta già annaspando dalla stagione precedente dal momento che abbiamo avuto un maggio piovoso e freddo e un luglio troppo caldo, che non consentiva agli utenti di uscire di casa. Questo ottobre con temperature oltre la media stagionale sta dando un’ulteriore batosta. Siamo ben oltre il rischio d'impresa che noi tutti conosciamo e accettiamo nel momento in cui decidiamo di fare il nostro lavoro».
Da qui nasce la proposta dell'organizzazione di categoria «di spostare l'inizio dei saldi invernali al 3 febbraio 2024 (invece che il 5 gennaio ndr) per riorganizzare l’intero settore - aggiunge Guzzardi -. Lo slittamento della data di inizio dei saldi permetterebbe infatti alle imprese, già fortemente penalizzate per le scarse vendite, di recuperare almeno una parte dei profitti».
L'indagine
Confesercenti e Fismo della Lombardia Orientale hanno in quest'ottica svolto un sondaggio sull’andamento dei saldi estivi, che ha messo in evidenza come il settore dell’abbigliamento stia registrando difficoltà più serie e strutturate rispetto agli anni passati.
All’indagine hanno risposto 117 imprese del settore moda (prevalentemente abbigliamento, seguito da intimo e calzature) ubicate in provincia di Brescia, Cremona e Mantova, evidenziando uno scontrino medio di 120 euro e uno sconto medio applicato del 35%. Il 77% dei partecipanti si trova in centro storico e il 23% in periferia.
Stando a quanto sostiene il 73% dei partecipanti al sondaggio, rispetto al 2022 il fatturato dei saldi estivi è diminuito, mentre per il 15% è immutato e per il 12% è aumentato. La variazione rispetto al 2022 ammonta al -10% per il 23% dei partecipanti, arrivando al -20% per il 19% delle imprese coinvolte nel sondaggio. Rispetto al 2022 il periodo antecedente i saldi estivi ha registrato una flessione degli affari (per il 58% dei rispondenti) compresa tra il 15 e il 30%. Il 30% lo ritiene immutato, mentre il 12% ha registrato un aumento.
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