Cala la produzione ma salgono i prezzi: Duferco da record, utile di 74 milioni
Nella seconda parte dello scorso anno, i mercati mondiali sono stati segnati da una complicata fase di incertezza, che ha determinato anche una contrazione della domanda di acciaio. Il 2022 si è contraddistinto per il gravoso aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, che hanno costretto i grandi operatori siderurgici a «trasferire» tali rincari sui prezzi dei loro prodotti.
Tuttavia, questa scelta ha permesso al gruppo Duferco travi e profilati di San Zeno - che fa capo ad Antonio Gozzi - di chiudere al 30 novembre dello scorso anno uno dei suoi bilanci migliori. Il fatturato consolidato della società bresciana (761 dipendenti) ammonta a 770,91 milioni di euro e rispetto all’esercizio precedente riporta una crescita di oltre 25 punti percentuali, grazie appunto all’aumento dei prezzi medi di vendita dei prodotti, che come ammettono dal quartier generale, hanno toccato il picco tra marzo e giugno.
«L’aumento dei prezzi di vendita - non nasconde il presidente della Duferco travi e profilati, Franco Monteferrario, nella Relazione sulla gestione -, la cui crescita ha permesso di più che compensare l’incremento del costo delle materie prime ferrose e delle energie, ha consentito un significativo miglioramento in termini di marginalità economica. Il Mol è passato da 67,1 a 147,1 milioni (pari al 19% del fatturato), il miglior risultato di sempre».
Positiva, inevitabilmente, la ricaduta di questo trend sull’utile di esercizio, pari a 74,3 milioni, nonostante sia stato gravato di una svalutazione di circa 23,5 milioni di euro relativa a un impianto di laminazione.
Il mercato
E pensare che dal punto di vista produttivo, quello che si è appena concluso non è stato uno degli anni migliori della Duferco. «I volumi di spedizione del gruppo si sono ridotti di circa il 19% rispetto al 2021 - ammette Monteferrario - con una flessione più marcata del prodotto travi finalizzata anche alla massimizzazione della marginalità. I minori volumi di spedizione, poi, hanno imposto un adeguamento delle marce produttive di tutti gli stabilimenti».
Tradotto in numeri, lo scorso esercizio il gruppo siderurgico bresciano ha venduto 675mila tonnellate di acciaio e prodotti laminati contro le 827mila tonnellate dei dodici mesi precedenti. Da San Zeno evidenziano, però, che il calo dei volumi di attività «è conseguente non solo alla riduzione della domanda, ma anche alla scelta del gruppo di ottimizzare la marginalità a scapito dei volumi». In tutti gli stabilimenti della Duferco, ad esempio, la fermata estiva degli impianti è stata prolungata rispetto al passato.
E tenuto conto «anche della necessità di contenere i fabbisogni di circolante connessi in particolar modo alle giacenze di magazzino - sottolinea Monteferrario - i livelli di produzione in tutti gli stabilimenti del gruppo (oltre all’acciaieria di San Zeno, la società conta un sito per la produzione di laminati lunghi a Giammoro, un laminatoio a Pallanzeno e uno stabilimento a San Givoanni Valdarno) sono stati rimodulati attraverso una riorganizzazione e ridefinizione delle turnistiche».
Le prospettive
Agli ottimi risultati economici corrisponde un’altrettanto buona condizione finanziaria e patrimoniale dell’azienda. Il flusso di cassa lordo (cash flow) è passato da 68,5 a 156,9 milioni e in gran parte sarà destinato a finanziare gli investimenti dell’esercizio - tra cui i 132 milioni in gran parte relativi alla costruzione del nuovo laminatoio travi nel sito di San Zeno, che consentirà un’efficiente integrazione con l’acciaieria - e l’incremento del capitale circolante. La posizione finanziaria netta resta inoltre stabile intorno ai 269 milioni e in rapporto con il Patrimonio netto (pari a 470,2 milioni) risulta in miglioramento passando da 0,7 a 0,56.
«I risultati del 2022 - conclude Monteferrario - sono stati i migliori di sempre. Nella prima parte del nuovo esercizio, nonostante volumi di attività non elevati, le marginalità si mantengono su livelli soddisfacenti, seppur inferiori rispetto agli ultimi mesi dell’esercizio 2022.
L’estrema flessibilità degli impianti ha permesso di adattare gli assetti produttivi e organizzativi in tempi rapidi alle mutate condizioni del mercato ottimizzando i costi di produzione e preservando i margini. L’ampia gamma diversificata di prodotto e settore di utilizzo e la flessibilità produttiva degli impianti con costi competitivi, costruita e consolidata nel corso degli ultimi anni, rappresenta un punto di forza del gruppo anche alla luce dell’attuale situazione di domanda non particolarmente brillante».
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