Brillano 1.000 Pmi bresciane ma sono «obbligate» a crescere
Le piccole e medie imprese sono «obbligate» a crescere. Non solo nelle dimensioni, ma anche culturalmente e sul piano organizzativo, per affrontare le sfide del futuro come l’intelligenza artificiale e l'internazionalizzazione. Per farlo serve un mix di risorse, affiancate a quelle bancarie, come il private equity, il venture capital e il ricorso alla Borsa. Oltre ad aggregarsi e fare rete.
È quanto emerge dall’analisi «1.000 Pmi. Le piccole che fanno grande Brescia», presentata martedì mattina nella sala Faissola di Intesa San Paolo durante un incontro trasmesso in diretta sul sito del Giornale di Brescia. Anche quest’anno l’Università degli studi di Brescia, con il gruppo coordinato da Claudio Teodori, docente di Economia e Management, ha individuato e esaminato un migliaio delle Pmi bresciane, mettendo in evidenza la loro significativa crescita nel quinquennio 2018-2022.
La settima edizione dello studio, realizzato in collaborazione con il Giornale di Brescia, cambia formato e diventa volume: sarà acquistabile da domani in edicola in allegato con il Giornale di Brescia (al costo di dieci euro più il prezzo del quotidiano) e sarà fruibile anche in versione interattiva sulla pagina riservata ai bilanci.
Il rapporto con il territorio
«Oggi parliamo delle piccole e medie imprese che hanno delle performance incredibili e devono abbracciare la sfida di un orizzonte più ampio. E possono farlo se riescono a fare massa critica e rete», ha premesso la direttrice del Giornale di Brescia, Nunzia Vallini.
Pierpaolo Camadini, presidente del Gruppo Editoriale Bresciana ha rimarcato come «per una realtà editoriale come la nostra proporre eventi come questo significa essere fedeli alla nostra storia e al territorio in cui siamo radicati. Abbiamo il fratello maggiore, l’Oscar dei Bilanci, e la consapevolezza che sotto le grandi imprese c’è un’ossatura fatta di uomini e donne che guardano alle grandi sfide. Cerchiamo anche di evolvere nella comunicazione e di interpretare il percorso di crescita e confronto che le piccole e grandi imprese devono fare».
Marco Franco Nava, direttore regionale Lombardia Sud Est Intesa San Paolo, ha ricordato: «Vi accompagniamo in questo viaggio perché pensiamo sia un valore. Il mio vuole essere un messaggio di grande positività perché crediamo che il secondo semestre 2024 possa essere l’inizio di un percorso in cui le imprese tornino a investire sensibilmente. L’inflazione scende, il prezzo dell'energia è stabile e ci aspettiamo un taglio dei tassi di interesse da parte della Bce. Poi c’è l’industria 5.0. Occorre farsi trovare pronti e non aspettare che le cose avvengano».
L’analisi
Tornando ai numeri, il professor Teodori ha presentato l’analisi ricordandone in premessa gli obiettivi. «Volevamo guardare in modo approfondito cosa c’è sotto le mille grandi imprese e valutare le potenzialità del territorio in un orizzonte temporale di cinque anni per vedere se vi sia una relazione tra la crescita e le performance. Le imprese analizzate hanno un fatturato tra i 5 e 14, 3 milioni di euro, situazione reddituale e patrimonio netto sono positivi. Inoltre è stato fatto un focus sulle cinquecento che sono cresciute di più».
Negli ultimi cinque anni le mille imprese analizzate hanno riportato tassi di crescita davvero notevoli: in media di almeno nove punti percentuali l’anno. Per di più, nello stesso periodo hanno registrato risultati di bilancio che proporzionati al valore del fatturato esprimono al meglio le loro grandi potenzialità. Nel loro complesso, nel 2022, hanno realizzato un fatturato di 8,6 miliardi, con una crescita media annuale del 9,1% – affiancata a tassi di redditività più che soddisfacenti – e del 14,5% sull’esercizio precedente. La redditività operativa è in leggera crescita, la situazione finanziaria è soddisfacente così come le disponibilità liquide, pari al 16,5% del fatturato a inizio 2023. Le 500 imprese cresciute di più sulle mille lo hanno fatto con una percentuale del 17,6%.
Teodori ha argomentato: «La capacità delle Pmi analizzate di produrre flussi finanziari è cresciuta e questo dimostra che crescita e performance possono andare assieme. Il futuro? Le imprese italiane hanno uno sbilancio verso il capitale in debito ma ci si è resi conto che ci sono altre strade per ottenere risorse finanziarie come il private equity e la quotazione in Borsa. La crescita implica un cambiamento sul fronte organizzativo e il rafforzamento del know-how. Quindi aggregazioni e collaborazioni sono fondamentali per il futuro. Abbiamo sfide che richiedono dimensioni più grandi e maggiori risorse. Parliamo della digitalizzazione, dell’intelligenza artificiale della competizione internazionale. Bisogna crescere - ha concluso -, diventare grandi non solo nelle dimensioni, ma anche culturalmente e sul piano organizzativo. Bisogna avere perseveranza e progetti di sviluppo ben strutturato».
La tavola rotonda
Sollecitazioni raccolte da chi rappresenta le realtà che, accanto alle banche, potrebbero accompagnare finanziariamente nella loro crescita le Pmi, è emerso dalla tavola rotonda moderata dal giornalista del Giornale di Brescia Erminio Bissolotti. Giovanni Gorno Tempini, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, ha osservato: «Se ascoltiamo gli esperti di geopolitica siamo in uno scenario drammatico, ma i mercati sembrano non occuparsene. Gli indici di Borsa crescono. Dal 2023, le cose dopo la pandemia si sono normalizzate. Ma la congiuntura è ancora debole. In ogni caso bisogna investire senza aspettare troppo, giocare non solo in difesa ma anche in attacco. I tassi scendono ma non torneranno più a quello che abbiamo visto negli ultimi anni. Avere una situazione finanziaria solida significa avere uno scudo ma anche la benzina per accelerare. Tra gli obiettivi di Cassa c’è quello di favorire la crescita di imprese di piccole e medie dimensioni».
Nava ha confermato: «Siamo “condannati” a crescere e ad essere eccellenti. Una condanna felice. Per una crescita strutturale bisogna fare attenzione allo stato patrimoniale e investire. Il tempo giusto è ora. Noi abbiamo lanciato il programma “Il tuo futuro è la nostra impresa” che mette a disposizione 120 miliardi di euro fino al 2026 per accompagnare la progettualità di Pmi e aziende di minori dimensioni. Ci sono filiere che permettono anche alle piccole e medie imprese di affacciarsi a mercati più ampi».
Marta Testi, amministratrice delegata di Elite, ha spiegato: «I tre pilastri della nostra attività sono la consapevolezza che il modo di fare impresa deve adeguarsi al contesto in cui siamo, il capitale umano e quello finanziario. Ad oggi sono 48 le aziende bresciane entrate in Elite. Questo numero diventerà un po' più tondo nei prossimi giorni. Poco più di 180 aziende sul territorio hanno i numeri per entrare».
Fabrizio Testa, amministratore delegato di Borsa Italiana, ha commentato: «State dando un grande esempio all’Italia, ovvero celebrare le eccellenze imprenditoriali. Perché un'azienda dovrebbe guardare al mercato dei capitali, e non parlo solo di Borsa? Le banche stesse propongono alternative di finanziamento e puntano alla capitalizzazione. Il patrimonio deve essere solido. Soluzioni come la Borsa danno longevità alle aziende perché permettono di guardare oltre il breve periodo».
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