Brescia, sono 24.316 le imprese femminili
Tornano a crescere le imprese «rosa» bresciane. A dispetto della pandemia, la resilienza delle imprenditrici della provincia non viene meno e fa registrare, nell’analisi della Camera di commercio di Brescia, 1.702 nuove imprese avviate da donne nel 2021, in aumento del 18,9% sul 2020. Dato che porta a 24.316 le imprese femminili nel Bresciano, +1,9% sul 2020 e pari al 20,5% dell'insieme delle imprese bresciane.
Con un piccolo primato, sottolineato dal presidente dell’ente camerale Roberto Saccone: Brescia si colloca al quinto posto per numero di aziende femminili high tech nella graduatoria nazionale, 856 ovvero il 16,8% del totale (+ 4,4%, una crescita a ritmo più sostenuto dell’imprenditoria maschile); il che «sta a indicare che viene progressivamente meno il luogo comune secondo cui l’universo femminile non risulta particolarmente interessato agli ambiti tecnico-scientifici (Stem)».
Sotto la lente
Commercio (+1,1%, pari a 65 esercizi in più), turismo (-0,8%), servizi alla persona (+1,4%) sono i settori in cui si concentra quasi il 50% delle imprese rosa. S’incrementano le attività professionali scientifiche e tecniche col +6,5% (+79 sul 2020) e altri comparti non ritenuti «tipicamente femminili», come i servizi di informazione e comunicazione, che contano 575 imprese (+5,5%). Degna di nota è la crescita nelle costruzioni (+72 imprese), spinta dal Superbonus; recuperano poi del 2,8% le imprese femminili guidate dalle under 35. L’organizzazione preferita dalle donne resta l’impresa individuale (+1,5%), ma la crescita più significativa riguarda le società di capitale (+4,5%). Sul versante della mortalità, 1.296 imprese femminili hanno cancellato la propria posizione dall’anagrafe camerale, ovvero il 13% in meno. Il dato va però contestualizzato ad un panel di misure straordinarie (sostegni, moratorie etc.), i cui effetti saranno più chiari nei prossimi mesi.
L’indagine di Confartigianato
«Nessuna ripresa in realtà dopo l’anno nero segnato dal Covid per le imprese in rosa - rileva il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardi, Eugenio Massetti, alla luce della survey realizzata dal proprio Osservatorio lombardo in occasione dell’8 marzo -. Esaminando le risposte delle imprenditrici emerge, oltre la fatica, tutta la volontà e la resilienza tipica artigiana. Fatica perché le mpi e imprese artigiane femminili bresciane non sono state in grado di recuperare i livelli di fatturato pre-crisi e segnalano ricavi del -9,7%. Resilienza perché le imprenditrici si dimostrano più combattive e pronte a reagire per restare sul mercato ed essere competitive, come dichiarato dal 72,5%». A Brescia sono 5.423 le imprese artigiane capitanate da donne, che operano per lo più nei settori servizi alla persona, imprese di pulizia, moda e ristorazione; 832 gestite da under 35 (28% del totale) e 829 da imprenditrici straniere (24,7%). Persiste il gap di condizioni tra uomo e donna, nella fruizione del tempo libero come nella retribuzione media, seppure la quota di donne con almeno un diploma si attesti al 69% (62,2% per gli uomini) e quella di donne laureate al 38,3% (27,5% per i colleghi maschi). Persiste, inoltre, una disparità del 31,1% tra la retribuzione media percepita dalle dipendenti donne rispetto a quella percepita dagli uomini, tale differenza sul territorio lombardo è più accentuata nelle province di Sondrio (-37,9%), di Lecco (-37,6%), di Bergamo (-36,2%) e a Brescia (-35,5%) con 17.335 euro annui contro i 26.887 degli uomini (media annua lavoratori dipendenti provincia di Brescia).
L’ascensore di Cna
Anche i dati elaborati da Cna fanno emergere indicazioni precise. «In primis - commenta la presidente Cna Brescia, Eleonora Rigotti -, l’imprenditoria è un vero e proprio ascensore sociale, che permette alle donne di raggiungere una realizzazione personale e di ricoprire ruoli di responsabilità. Le donne imprenditrici dimostrano, inoltre, di essere più inclusive nei confronti delle dipendenti, specie nelle imprese più piccole. Ma vi è ancora una contropartita tra la maggiore libertà e le minori tutele rispetto a quelle garantite dal lavoro dipendente. Ci rivolgiamo al mondo della politica e alle istituzioni: per promuovere l'auto-imprenditorialità rosa sono necessari interventi ben calibrati; l’assegno unico universale per i figli a carico e le misure previste dal Pnrr sono un primo importante passo».
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Il welfare di Assoartigiani
«Se il mondo artigiano ha sostanzialmente retto, le conseguenze della crisi pandemica hanno gravato in particolare sulle donne artigiane - osserva Bortolo Agliardi, presidente Associazione Artigiani -. È necessario un welfare di reale supporto nella gestione dei tempi casa-lavoro, l’offerta di una formazione continua alle donne che sappia incentivare il loro sapere e la loro voglia di fare. Si parla di "certificazione di pari opportunità", che potrà essere conseguita dalle aziende di tutte le dimensioni e, per quelle del settore privato, nel 2022 ci sarà la possibilità di godere di uno sgravio sui contributi previdenziali a carico del datore di lavoro. Dobbiamo tutti contribuire».
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