Brescia primeggia per benessere, ma soffre in qualità della vita
Il confronto con i territori di riferimento europei colloca Brescia in una posizione arretrata, ma sostanzialmente allineata con quella dei territori italiani. In termini di benessere economico la provincia si trova perfettamente inserita nel contesto europeo e mostra una buona capacità di recupero rispetto ai periodi pre-crisi.
L’economia locale, pur segnata dalla grande recessione e dai suoi postumi sull’evoluzione di lungo periodo, ha mostrato una maggiore reattività dopo la crisi 2012- 2013. Per contro, consistenti aree di miglioramento del sistema locale si ravvisano nella qualità della vita (inquinamento e bassa incidenza del settore culturale e creativo), ambito in cui Brescia paga un ritardo significativo.
I principali indicatori di valutazione economica del benessere (PIL, reddito pro capite e altri) delineano un quadro favorevole per la provincia bresciana. Se un buon posizionamento del territorio rispetto alla media nazionale è un risultato largamente atteso, meno scontato è che la provincia evidenzi livelli in linea con alcune tra le regioni più avanzate del continente. È il segno che, pur nelle difficoltà che hanno caratterizzato gli ultimi 15 anni, il sistema locale ha tenuto e si affaccia alle sfide future con un livello di benessere economico che lo colloca nel segmento avanzato del contesto europeo.
La grande recessione abbattutasi a partire dal 2008 ha inferto un duro colpo all’economia bresciana, condizionandone negativamente l’evoluzione di lungo periodo. Tuttavia, il processo di selezione che si è innescato successivamente ha reso il sistema produttivo più resiliente all’impatto della crisi 2012-2013: tra il 2014 e il 2018 il PIL per abitante della provincia ha visto una dinamica in linea con quella dell’Oberbayern, best performer nelle tendenze di lungo periodo.
In un contesto in cui gli indicatori afferenti alla qualità della vita scontano un gap sistematico con i territori benchmark, fa eccezione la disponibilità di servizi sanitari (pubblici e privati). Il numero di posti letto d’ospedale ogni 1000 abitanti non solo è superiore alla media nazionale (4,0 rispetto a 3.2), ma colloca Brescia in una posizione migliore della maggior parte dei benchmark italiani ed europei. Si tratta di un importante punto a favore del territorio, in un momento in cui la pandemia da Covid-19 ha riportato all’attenzione globale il tema della salute.
Nonostante la già citata maggiore reattività degli anni più recenti, tra il 2007 e il 2018 la variazione media annua del PIL per abitante è stata complessivamente pari a zero, mentre le altre aree di confronto, ad eccezione della Lombardia manifatturiera, hanno evidenziato una crescita. Il miglioramento è stato più significativo nelle regioni tedesche (+2% in media all’anno), nel Cheshire e in Västsverige (+1%). Tale debole evoluzione ha origine, tra l’altro, nei divari strutturali sui versanti del capitale umano e dell’innovazione formalizzata, così come un contributo meno incisivo del terziario.
Diversi indicatori relativi alle pressioni sull’ambiente in provincia di Brescia, anche in ragione della sua particolare configurazione socioeconomica, segnalano una situazione fortemente peggiore rispetto alle altre aree di confronto. Le rilevazioni dell’Agenzia Europea dell’Ambiente indicano come la concentrazione media annua di PM 2.5 (particolato atmosferico avente dimensioni minori o uguali a 2.5 micron) nell’aria a Brescia sia la più elevata tra i riferimenti italiani ed europei selezionati (il doppio rispetto a quanto registrato nelle regioni tedesche).
La ricerca ha inoltre evidenziato un ritardo di Brescia per quanto riguarda l’offerta di attività culturali e ricreative. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), il comparto contribuisce a orientare il cambiamento strutturale dell’economia verso una maggiore inclusione, stimolando l’innovazione e favorendo lo sviluppo umano sostenibile. I numeri raccolti certificano che nella nostra provincia l’incidenza del settore culturale e creativo sul valore aggiunto totale risulta inferiore rispetto a quello dei benchmark (e anche alla media nazionale).
Indicatori come questo sono chiaramente emblematici e correlati con la quantità, la qualità e il grado di diversificazione del livello di istruzione del territorio, un asset strategico in chiave prospettica. Il suo rafforzamento, in linea con diversi obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, potrebbe portare benefici al benessere diffuso del territorio, inteso nella sua accezione più ampia: sia in termini di vantaggi in termini più strettamente economici, attraverso il rafforzamento della crescita della produttività, della capacità organizzativa, delle attività più innovative e ad alta intensità di conoscenza, sia di sviluppo umano e, dunque, di migliore qualità della vita.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato