«Brescia non può e non deve essere tra le zone rosse»
«Testimoniamo con i fatti, quindi con i comportamenti e i dati sanitari, che Brescia non può e non deve essere individuata tra le zone rosse del Paese. Per questo abbiamo preso atto, responsabilmente seppur con stupore, della decisione Governativa di classificare la provincia di Brescia all’interno della zona rossa lombarda».
Lo scrivono in una lettera congiunta - un vero e proprio «manifesto» - 14 categorie imprenditoriali di Brescia, da Confindustria Brescia a Coldiretti, passando per Apindustria. Confagricoltura, Confesercenti e Confartigianto. Un appello rivolto alle autorità nazionali e regionali che segue quello lanciato dai sindaci bresciani affinché fosse rivalutata la situazione del nostro territorio.
«Siamo consapevoli che non ci potranno essere occupazione e lavoro, benessere e consumi, se non si tornerà ad una situazione sanitaria sicura e stabile, tale da ridare fiducia alla gente, consentendole di tornare ad una vita normale, senza limitazioni di mobilità, orari e socializzazione. Siamo seriamente preoccupati per le conseguenze sociali, economiche, per il crescente disagio sociale che giorno dopo giorno registriamo in un territorio già profondamente ferito dal lockdown di inizio anno» si legge nel documento inviato alla Presidenza del Consiglio, al Ministero della Salute e al presidente di Regione Lombardia.
«Chiediamo di condividere sin d’ora i 21 elementi che determinano la scelta per la zonizzazione del territorio, al fine di poter spiegare a tutti i nostri interlocutori lo stato di fatto. Chiediamo anche che si passi dalla zonizzazione di perimetro regionale ad una con criterio provinciale, laddove i 21 indici sanitari dimostrino che l’area bresciana non si caratterizza con lo stato di crisi sanitaria di massima gravità. Pretendiamo altresì che dalle parole si passi ai fatti, traducendo le promesse fatte dal Governo e dal Presidente del Consiglio in veri, tangibili ed automatici ristori per tutti coloro i quali oggi devono abbassare le serrande senza certezze per il futuro, per le filiere collegate e per chi lavora in tali attività».
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