Brescia è tra le città meno care d’Italia per tariffa rifiuti
La città di Brescia tra i dieci capoluoghi più economici d’Italia per tariffa rifiuti. A Segnalarlo è il Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe Cittadinanzattiva che ha messo a confronto la Tari di tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024 prendendo come riferimento una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.
Dall’analisi emerge a livello nazionale una spesa media che nel 2024 ha toccato di 329 euro, il 2,6% in più dell'anno precedente con punte che sfiorano i 600 euro in alcune città del Sud. Cresce anche il tasso di raccolta differenziata che in media ha superato il 65%, anche in questo caso però con una situazione molto variegata da città a città.
Il costo nelle città
Con una spesa di 205 euro (erano 195 euro nel 2023), Brescia è la quarta città meno cara d’Italia dietro Cremona (197 euro), Udine (186 euro), Trento 183 euro. Subito dopo di noi si collocano Belluno, Fermo, Pordenone, Bergamo, Iserbia e Siena.
Catania risulta all’opposto il capoluogo di provincia in cui si paga di più: 594 euro annui, senza variazioni sul 2023. Nella top ten dei capoluoghi più costosi ci sono anche Pisa (512 euro), Genova (501 euro) e Napoli 482 euro). Al Sud di fatto si spende di più e si differenzia meno.
Le regioni
A livello regionale il Trentino Alto Adige è la regione più economica (203 euro in media) con una raccolta differenziata che tocca il 74,7%. Bene anche Lombardia (254 euro in media e raccolta differenziata al 73,2%), Emilia Romagna (273 euro-74%), Veneto (275 euro e 76,2%) e Marche (265 euro e 72%). La Puglia è invece la regione la più costosa: la tariffa media è di 426,50 euro con un aumento di oltre il 4% rispetto all’anno precedente. Supera i 400 euro anche la Campania (407 euro - 55,6% di differenziata), mentre la Sicilia è a 390 euro con una raccolta differenziata del 51%.
Sistema
«I dati del Rapporto evidenziano le criticità principali del sistema di gestione dei rifiuti, come la carenza di un'adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento, il persistente ricorso allo smaltimento in discarica e i poco soddisfacenti livelli di differenziazione dei rifiuti e recupero delle risorse», spiega Tiziana Toto, Responsabile nazionale delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva.
«Pensare solo al riciclo, aspetto sul quale il nostro Paese in diverse categorie di rifiuti ha raggiunto ottime prestazioni, non è più sufficiente. È necessario lavorare per ridurre la produzione di rifiuti, a partire da quei settori merceologici per i quali la raccolta differenziata non raggiunge gli obiettivi richiesti», in primis i rifiuti elettronici e tessili per i quali si attende la normativa comunitaria relativa al regime «Epr» («Responsabilità estesa del produttore»). Il tessile è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra, ma solo l’1% dei rifiuti tessili del mondo è riciclato correttamente.
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