Economia

Bialetti punta sulle capsule coi baffi

Investimento di 5 milioni per le linee di confezionamento delle capsule firmate Bialetti
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Il caffè ha ancora...i baffi: quello dello storico «omino» della Bialetti Industrie, realizzato da Paul Campani attraverso il profilo di Renato Bialetti, figlio di Alfonso, lo storico inventore - correva l’anno 1933 - della celeberrima «Moka Express».

Il gruppo di via Fogliano, 1 a Coccaglio, dopo la pesante riorganizzazione del triennio 2009-2011, guarda con fiducia al mercato italiano e a quello estero, con particolare attenzione a Francia e Spagna.

A pochi anni dal centenario, nel 2019, il direttore finanziario di Bialetti Industrie, Maurizio Rossetti, annuncia di voler puntare con forza sul settore delle capsule e cialde oltre che su una «forte accelerazione del comparto retail, che ci sta dando ottimi riscontri. Entro fine hanno puntiamo ad aprire un’altra ventina di punti vendita del marchio in Francia, e una mezza dozzina in Spagna. Per l’Italia ragioniamo su una cinquantina di interventi: poi vedremo se spingere ancora su questo comparto».

Dall’anno di svolta per il gruppo, il 2012, nell’impianto di Coccaglio - ora dedicato unicamente al caffè e agli infusi - sono stati fatti investimenti in macchinari per un totale di cinque milioni di euro. «Oggi in Bialetti - dice Roberto Ranzoni, membro del cda e direttore commerciale estero - curiamo l’intero ciclo del caffè, dalla torrefazione fino alla vendita, attraverso i nostri store. Senza ovviamente dimenticare da dove veniamo, il nostro cuore pulsante, ossia la produzione e vendita delle caffettiere con una gamma di prodotti varia e sempre attenta al design. D’altronde non potrebbe essere altrimenti: il brand Bialetti è uno dei 5 più riconosciuti in Italia, anche all’estero abbiamo riscontri».

In quasi cent’anni di storia Bialetti, sono almeno mezzo miliardo le caffettiere prodotte e vendute: ancora oggi, rappresentano quasi il 50 per cento del fatturato. Il caffè si attesta attorno al 15%, mentre il settore delle capsule e cialde arriva attorno al 7% (il resto riguarda l’homework e il pentolame). Proprio sui capsulati Bialetti intende spingere con forza. Dopo la linea bio - «siamo stati i primi a proporla», ricorda Lucilla Premazzi direttrice business unit - l’obiettivo è poter raddoppiare a breve la posizione, «anche sfruttando il traino del retail», sia con gli store legati al caffè che quelli dell’homework attraverso i marchi Aeternum, Rondine, Girmi e Cem. Ancora Rossetti: «la nostra garanzia di eccellenza è sempre associata a valori quali tradizione, qualità, durata nel tempo, design e sicurezza, attraverso un percorso strategico di responsabilità sociale e ambientale». Un percorso che porta numeri positivi anche sul fronte occupazionale: oggi il gruppo conta circa 1400 posizioni, a fine anno 1600.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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