Economia

Bellavista «bio»: trattori addio, la vigna si coltiva coi cavalli

Vittorio Moretti introduce gli animali per il lavoro nei vigneti: «Strada verso un’agricoltura sostenibile»
Il cavallo in vigna - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il cavallo in vigna - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Trattori addio. Tra le vigne tornano i cavalli. «Non un ritorno al passato, ma la strada per un presente più sostenibile». Commenta Vittorio Moretti che ha intrapreso questa strada per la collina di Bellavista, 10 ettari di vigne storiche, vigna Leone de L’Albereta compresa.

Secondo gli antichi vignaioli il suolo calpestato dagli zoccoli degli animali e non dalle ruote dei mezzi meccanici, fortifica le radici, aria e acqua circolano meglio, aumentano le rese delle vigne. Non inquinano con il combustibile, arano e concimano la terra in modo naturale. Sono quattro i cavalli da «tiro pesante» utilizzati lungo i filari delle colline del Bellavista: un Bretone, un Ungherese, due Percheron.

I quattro cavalli si muovono come «ballerini» fra i filari e sono in grado di curvare in uno spazio di 80 centimetri meglio di uno slalomista. Fanno il lavoro pesante di «calzatura e reincalzatura» del terreno (ovvero ributtare la terra sulle radici della vite); trascinano con sicurezza l’aratro guidato dagli operatori Ilario Bortuzzo e Luca Barani.

L’approccio al lavoro è completamente diverso, l’animale è un compagno di lavoro, mentre il trattore non risponde se lo chiami. Anche questa è sostenibilità... del lavoro. Per ora si tratta di un esperimento, i cavalli sono stati noleggiati da una fattoria friulana, ma il presidente Moretti guarda lontano ed intende estendere il progetto un po’ come avviene in Francia nelle cantine più famose del mondo (tra queste c’è anche Domaine de la Romanée Conti).

Nella tradizione italiana infatti sono le vacche e i buoi a trainare gli aratri, l’utilizzo del cavallo è una tradizione francese. E l’agricoltura 4.0? Sembra un paradosso. Nell’epoca in cui la tecnologia avanza a ritmi vertiginosi e l’agricoltura cerca di stare al passo coi tempi del 4.0 e dove macchinari sempre più efficienti e massima produttività sono il «dogma» di ogni contadino, il gruppo Moretti introduce concetti di gestione biodinamica della vigna: i cavalli non inquinano, non usano petrolio e concimano naturalmente la terra.

La scelta - sicuramente costosa - ha ragioni che affondano le radici nella produzione sostenibile, nella biodiversità e nell’economia circolare. Concetti che oggi calzano a pennello con le esigenze del mercato (con il marketing) perchè il consumatore è sempre più sensibile e attento a queste tematiche. E l’aumento esponenziale della viticoltura biologica soprattutto nella nostra provincia ne è una riprova.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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