Economia

Bambù: l’investimento come alternativa ai titoli di Borsa

Presentata a Brescia l’innovativa proposta di Forever Bambù Holding e delle sue società agricole
Foresta di bambù. La varietà gigante, nota come Moso, è quella che si adatta al nostro clima
Foresta di bambù. La varietà gigante, nota come Moso, è quella che si adatta al nostro clima
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Proporre di questi tempi un investimento che rende, nel peggiore dei casi, il 9%, ma probabilmente arriva a sfiorare il 20% l'anno, per un tempo davvero lungo (80-100 anni) non facendo praticamente nulla, è una proposta che ha fatto scorrere un brivido di autentico interesse nelle eleganti sale dell'hotel Vittoria. Tanto più che non si trattava della proposta di una speculazione finanziaria, ma di buona vecchia e solida economia reale, anzi, meglio ancora di agricoltura con tanto di possesso della terra e qualche vantaggio per l'ambiente.

La cosa curiosa è che la proposta è quella di investire nella coltivazione del bambù gigante, una novità assoluta per l'Italia e anche per l'Europa dove, a quanto pare nessuno ci ha ancora pensato (1.600 ettari di terreni piantumati a bambù in Europa sono in Italia). Il mercato c'è anche se è tutto coperto dalle importazioni dalla Cina dove si coltivano 10 milioni di ettari.

Quali prodotti. I prodotti sono in realtà due (cosa che rende l'avventura meno rischiosa): i germogli per uso alimentare e il legname delle canne. Come in tutti gli investimenti agricoli ci vuole pazienza: i germogli per uso alimentare si possono raccogliere dopo 3 anni, il legname dopo almeno otto. Ma arrivati a quel punto si deve fare poco in campagna (non serve più neppure l'irrigazione) e nulla, se non incassare la rendita, a casa propria. La proposta è stata portata a Brescia dalla Forever Bambù Holding, una società giovanissima, ma già operativa, che in sostanza propone di acquistare quote di una delle società agricole (ad ora 17) che per ora sono collocate in Piemonte nelle province di Asti e Alessandria e in Toscana a Siena.

Le cifre non sono da capogiro: con 40 mila euro si può assicurarsi il 10% di una delle società già operative, poi ne verranno altre. La curiosa iniziativa è di un imprenditore milanese (Emanuele Rissone) anche se poi la presentazione è stata tutta gestita con contagiosa passione da Mauro Lajo. Il primo punto da chiarire è: c'è un mercato per il bambù nostrano? I germogli di bambù sono una ghiottoneria per tutti gli asiatici che sono tanti anche tra noi. A Milano si consumano due tonnellate di germogli di bambù la settimana. Ma i germogli lessi in busta sottovuoto arrivano tutti dalla Cina e sono di qualità decisamente andante. Proporre germogli freschi raccolti in primavera, al momento giusto, farebbe la felicità dei ristoranti orientali.

La strada bio. Siccome poi la produzione italiana è biologica e persino biodinamica certificata, agli italiani con gli occhi a mandorla vanno aggiunti tanti vegetariani e vegani (categorie che esprimono una domanda in crescita a doppia cifra). Se il bambù non lo si mangia e lo si lascia crescere, in pochissimo tempo arriva a 20 metri di altezza e diventa legno. Un legno a rapido accrescimento, di una bella venatura calda, per di più di gran moda. Gli oggetti in bambù hanno già invaso le nostre cucine dagli utensili, ai pannelli dei mobili. Basta fare un giro in Internet per rendersi conto di quanto sia diffuso il legno di bambù. Ma alcune case di moda propongono anche filati in bambù. I cinesi lo coltivano prevalentemente per produrre cellulosa per le cartiere, un impiego poco interessante per noi. Nel caso di Forever Bambù, che ha appena messo a dimora le piante madri, il mercato del legno si aprirà tra otto anni o più. Intanto si venderanno i germogli. La travolgente relazione di Lajo chiarisce alcuni punti che vanno riferiti: il bambù di cui si parla è la varietà gigante (le specie sono più di mille) noto come Moso che è quello che si adatta al nostro clima (ha bisogno di inverni gelidi) e che quindi si può coltivare dalla Lombardia alla Toscana. La varietà preferisce i terreni sciolti e non umidi.

La società ha comperato terra scegliendo ex campi di mais non irrigui che in Piemonte e Italia centrale abbondano. Devono essere però terreni in ottimo stato sanitario perché una parte importante del progetto è quella di occupare la nicchia del prodotto biodinamico certificato Demeter. Non è difficile, spiega Lajo perché il bambù non ha nemici naturali, quindi i fitofarmaci non servono proprio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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